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Prandelli e Ventura, questione di stile

Prandelli e Ventura, questione di stile

Ventura non si dimette e aspetta la buonuscita mentre Cesare Prandelli non aspettò molto per annunciare le sue dimissioni

Saverio Pestuggia

24 giugno 2014: l'Italia perde con l'Uruguay nel girone eliminatorio dei Mondiali e Cesare Prandelli in conferenza stampa insieme al presidente federale saluta la Nazionale: "Ho parlato con Abete dopo la partita, giusto prendersi le responsabilità del progetto tecnico: ho deciso di rassegnare le dimissioni irrevocabili".

13 novembre 2017: l'Italia non riesce a segnare un gol alla Svezia in 190 minuti di gioco, contando pure i recuperi, e viene clamorosamente eliminata dopo 60 anni alle qualificazioni per un Mondiale, badate bene, che schiera in Russia ben 32 compagini e non 16 come quello di Svezia del 1958. A tal proposito vi consiglio l'approfondimento che Roberto Vinciguerra ha scritto in merito (leggi qui)

Insomma tutti si sarebbero aspettati che Ventura alzasse bandiera bianca visto anche che il suo contratto andrà in scadenza a giugno 2018 per la mancata qualificazione a Russia 2018. Invece, nonostante ieri sera Sky avesse dato quasi per fatto il suo abbandono, la notte ha portato consiglio al CT genovese che ha deciso di restare attaccato alla panchina, ma per poco e solo per trattare la buonuscita di 700.000 euro.

Ora non vogliamo certo entrare nelle tasche di Ventura, come in quelle di Cesare Prandelli, ma mentre l'ex viola ha avuto il coraggio di dimettersi immediatamente pur avendo portato l'Italia ai Mondiali, Ventura sta raschiando il fondo del barile per ricevere una buonuscita che gli spetta nel caso di licenziamento.

Non so come la pensiate in merito, ma in questo caso il beau gest delle dimissioni avrebbe addolcito l'amarissimo boccone che l'Italia calcistica ha dovuto ingoiare. E dopo Ventura che ne sarà di Tavecchio? Questo è un altro capitolo che affronteremo a tempo debito.