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Kean è il 9 che la Fiorentina può permettersi: il grande acquisto serve altrove

Matteo Magrini l'imbucata
Kean e le possibilità della Fiorentina. Ma adesso dopo di lui serve un arrivo a centrocampo: l'opinione di Matteo Magrini
Matteo Magrini

Attaccante, attaccante, attaccante. Da due anni e mezzo a Firenze non si parla d'altro e del resto basta dare un occhio ai numeri per capire il perché. Una specie di ossessione, quella per il centravanti, che mercato dopo mercato, stagione dopo stagione, si è trasformata in maledizione. Niente di strano quindi se tutte le attenzioni, della dirigenza così come dei tifosi, si sono fin dall'inizio del mercato concentrate sulla ricerca del numero 9. Com'è andata, almeno per il momento, si sa. Dalla Juventus arriverà Moise Kean e le cifre dell'operazione non lasciano tanto spazio alle interpretazioni: è lui il “grande attaccante” del quale hanno parlato nella famosa conferenza stampa di fine stagione Daniele Pradè e il direttore generale Alessandro Ferrari.

 

Basterà? Difficile dirlo. Di certo c'è che per un club come la Fiorentina, in particolare in questo momento, trovare un centravanti forte, affidabile, che non portasse con sé almeno un minimo di incertezze e che avesse costi compatibili con i conti della società era missione oggettivamente complessa. Non impossibile, sia chiaro, ma sicuramente complicata. Per diversi motivi. Primo: in giro per l'Europa di prime punte di grande livello ce ne sono sempre meno. Secondo: visto il recente passato (e questa è una colpa, non una scusa) i dirigenti non erano nelle condizioni di presentarsi alla piazza con un nome sconosciuto. Mi spiego. Puntare sull'Hojlund o sullo Zirkzee di turno come fecero a suo tempo Atalanta e Bologna sarebbe stato un segnale apprezzabile e sicuramente di grande forza ma comprendiamo i timori da questo punto di vista. Del resto se i tifosi in questo momento non si fidano un granché è più che comprensibile e ora come ora, dopo aver parlato appunto di “grande numero 9”, era dura far digerire una scommessa di quel tipo.


 

Il problema vero è che oggi la Fiorentina è una società che fatica ad attrarre anche i profili di “secondo piano”. Gente come Pavlidis, per esempio, o come Sorloth. Nomi che probabilmente avrebbero accontentato la gente ma che prima di accettare il trasferimento in viola vogliono aspettare altro. E poi, sinceramente, quei due (ma vale anche per altri) avrebbero portato con sé (almeno) gli stessi dubbi che accompagnano Keane. O c'è qualcuno pronto a garantire che avrebbero segnato 20/25 gol? Io no. E così vengo al valore dell'attaccante in arrivo dalla Juve. Un ragazzo che non ha (quasi) mai espresso il suo potenziale ma che viaggia su livelli decisamente superiori rispetto a tutti gli ultimi attaccanti avuti dalla Fiorentina. E' meglio di Jovic, è meglio di Cabral, è certamente di un altro spessore rispetto a Nzola e Belotti. Il problema, e questo sarà compito di Palladino, è riuscire finalmente a farlo rendere per quello che vale.

 

La domanda è: e adesso? Detto che sono quasi convinto che da qua alla fine del mercato arriverà anche un altro centravanti (Lucca, perché no?) credo non si stia parlando abbastanza del centrocampo. Un vuoto grande almeno quanto quello che riguardava il ruolo di prima punta. Da anni, a Firenze, manca un grande centrocampista. Uno capace (davvero) di prendere in mano la squadra e di tirarla fuori dai momenti di difficoltà. Lo è stato in parte Torreira poi, una volta partito l'uruguaiano, il nulla. Eppure è lì, che si determinano le partite. E' quello, il cuore di ogni squadra, ed è su un calciatore del genere che la Fiorentina deve (e ripeto, deve) fare un grande investimento. Facile? No. Anzi. Vale più o meno lo stesso discorso fatto per la ricerca del bomber ma se è vero che si vuole “alzare l'asticella” e che c'è “grande ambizione” allora anche quell'operazione sarà buona per misurarle, quelle ambizioni. “Basterebbe” indovinare quell'acquisto, per garantirsi un bel salto in alto. Guardate cos'è successo a Lazio e Milan: hanno perso Milinkovic-Savic e Tonali, e il rendimento (soprattutto in termini di equilibrio) ne ha clamorosamente risentito.

 

Oppure guardate la Svizzera. Xhaka, Freuler, Aebischer. Tre giocatori forti, ma forti sul serio, che hanno letteralmente scherzato il centrocampo dell'Italia. Un reparto, quello azzurro, dove il solo Barella (comunque sopravvalutato da media e addetti ai lavori di casa nostra) può pensare di giocarsela con i colleghi dei migliori club europei. E' stato lì, nel mezzo, che la Nazionale ha costruito il suo disastro. Una “lezione” che la Fiorentina farebbe bene a tener ben presente. Anche perché puoi avere il più grande attaccante del mondo, ma se non hai nessuno che organizza il gioco e che faccia arrivare palloni puliti negli ultimi trenta metri rischia di diventare più o meno inutile.

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