Ce l'immaginiamo volentieri, dando il titolo a questo pezzo, Schwarzenegger con il giglio sul petto, pronto a fare a botte con chiunque si presenti alla porta della Fiorentina offrendo Tizio, Caio e Sempronio più una manciata di milioni in cambio di Federico Chiesa. Questo con tutto il rispetto possibile verso Mandragora, un centrocampista di sicuro avvenire, verso Luca Pellegrini, terzino sinistro a tutto gas, e verso i vari Romero, Perin, Gagliardini.
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Atto di forza
Adesso anche le big riconoscono il potere della Fiorentina, che non svende i suoi gioielli - anzi, alcuni nemmeno li tratta
Commisso lo ripete da settimane: Chiesa si può trattare, ma solo se arriva l'offerta giusta. Leggasi: solo cash, grazie. 60 milioni come minimo, ma, come ha ammesso Marotta, forse anche di più. Rocco non arretra di un centimetro, se Juventus e Inter vogliono rinforzarsi pescando dal mazzo di Iachini dovranno pagare un pedaggio pieno e decisamente elevato. Niente che all'estero non siano già abituati a fare, comunque. Ci sono tante squadre, in Europa, che potrebbero fare come il Ciclone, che passa, piglia e porta via; solo che se ti chiami Manchester United e la vittoria ti manca dai tempi di Ferguson, non solo devi aspettare l'apertura effettiva del mercato, ma devi anche guardarti intorno e chiederti se Chiesa è quanto di meglio si possa comprare - ogni riferimento a quel genio funambolico di Jadon Sancho, che tra l'altro è pure ex City, è da ritenersi puramente intenzionale.
Ma c'è di più. Se a questo punto tutti, dirigenti e tifosi, stampa e magazzinieri, hanno accettato l'idea, tutta da dimostrare, che il numero 25 possa veramente partire, la Fiorentina è riuscita a fare la voce grossa sugli altri pezzi forti della collezione: Milenkovic, sul quale Napoli e Milan dimostrano un cauto interesse ma che difficilmente saluterà in caso di partenza di Chiesa, e, soprattutto, Castrovilli. Celeste è questa corrispondenza d'amorosi sensi, direbbe Ugo Foscolo, tanto che da una parte il calciatore accarezza con orgoglio, rispetto e un pizzico di sana bramosia la maglia numero 10 che fu di Antognoni, e dall'altra la dirigenza, lo stesso Unico Dieci in prima fila, non fa che ammiccare verso questa conclusione. Troppo presto per dire se davvero abbiamo tra le mani la nuova Luce, sia per rendimento, sia per attaccamento sempiterno ai colori viola. Legittimo avere dei realistici dubbi: solo gli stupidi non ne hanno. Ma è bello, finalmente, poter sognare. Prima di tutto di rientrare allo stadio dopo l'Inferno della pandemia; poi di riemergere dal Purgatorio nel quale la Fiorentina è piombata negli ultimi anni coi Della Valle, processo questo ancora in corso; infine di raggiungere il Paradiso sulle ali di Rocco Commisso, e della nuova bandiera di Firenze.
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