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Senza gioco né anima. È una Fiorentina da scuotere

Al Bentegodi è andato in scena il secondo atto di una Fiorentina abulica e senza idee

Saverio Pestuggia

Certamente partire senza tre pilastri della squadra (Chiesa, Castrovilli e Pulgar) e trovarsi dopo soli quattro minuti a dover fare a meno anche di Pezzella non è stato semplice, ma è chiaro che dover giudicare la Fiorentina vista al Bentegodi fa male a chi, come il sottoscritto, vorrebbe vedere i propri alfieri almeno lottare e cercare di portare scompiglio nell'area avversaria. Invece in 95' minuti neanche una volta sono sobbalzato dal divano per via di un'occasione sprecata dai nostri. In attacco mai pericolosi, a centrocampo sempre in affanno così come in difesa. Si è salvato il solo Dragowski e il Ribery della prima ora quando ha servito palloni deliziosi che i compagni si sono ben guardati da finalizzare.

La condizione atletica dice Montella non è un problema, ma i viola di rosso vestiti arrivano da qualche settimana sempre secondi sulle palle vaganti. Il gioco? Non pervenuto. Sulle fasce Dalbert e Venuti hanno solo subito Pessina e Lazovic senza mai riuscire ad affondare i colpi. Preoccupa sopratutto l'ex interista che nelle prime partite era sembrato sempre ben presente in fase di possesso e che invece da qualche partita si è ammosciato. Al centro senza i due centrocampisti più lucidi era logico dover soffrire, ma abbiamo avuto la conferma che Benassi è un giocatore atipico: se non segna è assolutamente inutile alla manovra e in fase difensiva. Badelj spostato nel ruolo di interno destro ha ripetuto le solite prestazioni più che anonime e Cristoforo ha ballato sulla mattonella di centrocampo senza colpo ferire.

Ribery ha giostrato arretrato ed è stato il viola che ha toccato più palloni, ma così facendo Vlahovic è rimasto solo contro i difensori dell'Hellas che gli hanno lasciato spazi solo sul destro che non è il suo piede migliore. In tutto questo abbiamo rivisto il Dragowski di Empoli, quello delle parate d'istinto e non solo. Magra consolazione direte. Certo, ma a qualche cosa dobbiamo pur aggrapparci per ripartire con o senza Chiesa. E per ripartire serve la mano dell'allenatore che deve rianimare una squadra spenta senza mordente e senza gioco. Il lavoro non è semplice, ma Montella deve fare qualcosa se vuole riguadagnarsi la stima e l'affetto dei tifosi e soprattutto quella (sempre che l'abbia persa) di dirigenza e società.