Sarri, Pioli e il “principio” dei fedelissimi

Sul piano tattico sono agli antipodi. Maurizio Sarri fa del possesso palla, del tiki taka stile Barcellona, il suo punto di forza. Le ripartenze e le verticalizzazioni, invece, sono il mantra dello stile di gioco di Stefano Pioli.

Nella gestione della rosa, però, i tecnici di Napoli e Fiorentina si assomigliano eccome. I due si affidano, infatti, ad un numero ristretto di giocatori. Il turnover è limitato, tanto che gli schieramenti della squadra azzurra e quella della formazione viola potrebbero essere scanditi a memoria, tipo una filastrocca. Sarri e Pioli hanno i loro fedelissimi, calciatori nei confronti dei quali nutrono fiducia incondizionata. A discapito di alcuni elementi utilizzati col contagocce. Gli esempi non mancano né in casa Napoli né in casa Fiorentina. Maksimovic e Tonelli, solo per fare due nomi in ottica partenopea, sono dispersi. Stesso discorso, guardando dalle nostre parti, per Cristoforo, Milenkovic, Lo Faso, Zekhnini e Hagi, anche se per gli ultimi quattro il poco o nullo impiego potrebbe essere legato alla giovane età.

Chi rischia di avere conseguenze negative di questa rara turnazione è il Napoli. Perché la rosa corta a disposizione di Sarri potrebbe incidere pesantemente nella corsa allo scudetto. Anche l'Inter è, più o meno, nelle stesse condizioni dei partenopei, ma i nerazzurri non hanno l'impegno della coppa, dettaglio non da sottovalutare. La Juventus, invece, può contare su un ampio ventaglio di alternative.

Qualche problema potrebbe averlo anche Pioli, ma qui lo scenario è diverso perché la Fiorentina, senza partite europee, non ha certo gli stessi obiettivi del Napoli.

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