Era giugno di un anno fa, e Stefano Pioli arrivava a Firenze con una mezza etichetta da integralista sulla schiena. Le esperienze più recenti tra Lazio e Inter suggerivano un allenatore inchiodato ad almeno un paio di idee dogmatiche: la difesa a quattro in primis, poi un gioco da sviluppare tendenzialmente sulle catene laterali. Certo, da un rapido sguardo ai primi mesi fiorentini non si può dire che i dubbi in questo senso fossero infondati. È un dato di fatto che alcune sperimentazioni troppo azzardate gli siano state d'intralcio, ed è un dato di fatto anche che i tre difensori insieme avrebbe potuto provarli prima di fine dicembre.
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La Fiorentina sa cambiare
Pioli ha modellato la sua Fiorentina sul principio della fluidità, e con il tempo ne sta traendo i frutti
Però con il passare dei mesi Pioli è riuscito a dare sprazzi di identità alla squadra, e lo ha fatto tanto nel lavoro sul gruppo quanto in quello di campo. Ha costruito un undici fluido, in grado di cambiare nella forma senza snaturarsi. Ne sono esempi concreti anzitutto Benassi e Biraghi, i due elementi che più di tutti consentono alla Fiorentina di variare la propria disposizione sul campo, creando scompensi tra gli avversari. Ma anche Chiesa è cresciuto e sta crescendo sotto questo profilo: se con Sousa non aveva mai giocato oltre la fascia destra, oggi sa essere prezioso in più zone del campo. E poi Milenkovic, pietra angolare degli innumerevoli passaggi tra difesa a quattro e difesa a tre. Oggi è di fatto impossibile identificare un modulo-base a cui ricondurre una Fiorentina che cambia non solo di settimana in settimana, ma di minuto in minuto all'interno della stessa gara.
La posizione media mantenuta da Biraghi contro la Spal, ad esempio, era altissima, e venne fuori una sorta di 3-2-4-1 in cui Laurini faceva di fatto il terzo centrale. Di contro, nella gara contro il Napoli la Fiorentina si è alternata tra il rombo ed un più solido 4-4-2 in cui lo stesso Biraghi aveva un baricentro più basso di almeno venti metri, ovviamente per contenere Callejon. Nella stessa partita Chiesa ha convinto a sinistra in una posizione più arretrata (c'era Hysaj dalla sua parte), mentre solitamente sta a destra e gode di maggiore libertà. Oppure prendiamo Benassi. Ad inizio stagione Pioli lo ha provato come esterno senza mezze misure e il risultato è stato scadente, ma da diversi mesi, pur senza fare grandi cose, l'ex Torino sta dimostrando di sapersela cavare con profito anche in posizioni più ampie. Ne è una dimostrazione proprio la gara di ritorno contro i granata, oltre che Fiorentina-Napoli.
Sono pochi esempi, ma danno alcuni cenni della capacità di adattamento che con il tempo la squadra sta assimilando. Pioli non ha mai mancato di ricordare come i suoi giocatori gli stiano dimostrando grande disponibilità, e i risultati del lavoro di gruppo si vedono sul campo anche da questa prospettiva. Accantonare l'esperimento Benassi-esterno in tempo si è rivelata una scelta azzeccata, così come lo sono state la sperimentazione della difesa a tre e l'accettazione di uno sviluppo della manovra più centrale, almeno rispetto ai suoi standard. Tutte soluzioni che hanno portato vantaggi e attraverso le quali Pioli si è scrollato di dosso la polvere dell'integralismo. Sa cambiare, lo ha dimostrato. E con lui ha imparato a cambiare anche la sua Fiorentina.
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