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Sarri, le esperienze terribili da subentrante: i dubbi del tecnico arrivano (anche) dal passato

(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Si spiegano anche così i dubbi di Sarri davanti alla possibilità di accettare una panchina in corsa. L'esperienza insegna, ma con un progetto serio...

Alessio Crociani

Basta veder giocare le Sue squadre (e la "S" maiuscola non è un caso) per capire nel giro di cinque minuti il perché Maurizio Sarri sia un tecnico da programmazione, più che da emergenza. Schemi collaudati e un collettivo che in campo si muove in assoluta sinergia con le idee del suo allenatore. A patto che abbia i giocatori giusti tra cui poter scegliere. Dettaglio non da poco, se guardiamo la carriera del tecnico di Figline. Prendendo in considerazione solamente la carriera di Sarri tra i professionisti, infatti, le avventure da subentrante sono finite praticamente tutte nel peggiore dei modi.

L'esperienza all'Arezzo, iniziata il 31 ottobre 2006, si concluse con l'esonero del 13 marzo 2007. Quella al Verona durò ancora meno: 60 giorni (dal 31/12/2007 al 28/02/2008). Non andò meglio al Perugia (dal 23/09/2008 al 15/02/2009), mentre in sella al Grosseto, nelle ultime 11 giornate del campionato 20019/2010, riuscì quantomeno a concludere la stagione prima dell'addio. Diverso il discorso partendo da inizio stagione: con una programmazione condivisa con la società, sono invece arrivate quasi sempre soddisfazioni (fatta eccezione per le parentesi ad Avellino e Sorrento).

Si spiegano anche così i dubbi di Sarri davanti alla possibilità di accettare una panchina in corsa. L'esperienza insegna, ma se davvero è lui la prima scelta della società viola per il dopo Iachini, un'offerta seria, strutturata e che dia garanzie tecniche per il futuro prossimo potrebbe essere la mossa giusta per convincerlo.

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