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Il virus elimina i tifosi dagli stadi. Anche il calcio è nelle mani della scienza

Per un bel po' dimentichiamoci scene come quella nella foto. Per tornare alla vera normalità servirà il vaccino. La scienza sta facendo tutto il possibile per scoprirlo, ma non ci sono dubbi sul fatto che dovremo armarci di pazienza

Stefano Niccoli

Guardate la foto sopra. Bella, emozionante. Era sabato 8 febbraio. Chiesa aveva appena segnato il gol del momentaneo 1-0 contro l’Atalanta. Sembra passato un secolo da quella partita. Le nostre vite sono cambiate dal 21 febbraio, giorno del primo caso di Coronavirus in Italia. Inizialmente il mondo del calcio ha litigato sulla questione porte chiuse-porte aperte. La domanda, adesso, è un’altra: si riprenderà a giocare? Se sì, come?

La Serie A, soprattutto alcuni presidenti, sembra vivere in un mondo tutto suo, in una bolla. Gli allenamenti potrebbero ricominciare il 4 maggio. Niente, però, quindi men che meno il calcio, sarà come prima. Arrivi scaglionati al centro sportivo, ambienti sanificati, divisione in gruppi. Prendiamo il caso del Bayern Monaco. I giocatori della squadra tedesca stanno a stretto contatto solo per fare il torello. Tutto ciò ha un senso? No, a mio modo di vedere. Mercoledì si terrà la riunione dei medici del calcio. A presiederla sarà Enrico Castellacci che abbiamo intervistato la scorsa settimana. Vedremo quale sarà l'esito del summit.

Di certezze, purtroppo, non ce ne sono. Pare essercene solo una: stadi chiusi fino al termine del 2020. Per quanto riguarda le perdite al botteghino, si stima un danno economico che va dai 75 ai 95 milioni di euro di mancati incassi. Insomma: niente tifosi per molti mesi. Dimentichiamoci scene come quella nella foto sopra. Troppo pericoloso riaprire gli impianti. Sarebbe come buttare un accendino in una stanza piena di benzina. Ci aspetta un calcio surreale, più triste, perché non ci sono emozioni senza tifosi. Ma facciamoci l’abitudine: la vera normalità tornerà solo con il vaccino contro il Covid-19. Parlando della proteina Spike e della scoperta della sua sequenza genetica, il dottor Roberto Burioni ieri a ‘Che tempo che fa’ ha detto che “la scienza sta andando ad una velocità che non ha mai conosciuto prima”. Parole abbastanza rassicuranti, ma non ci sono dubbi sul fatto che dovremo armarci di pazienza.

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