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Vlahovic e il rischio “One-season wonder”

GERMOGLI PH: 11 APRILE 2021 FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI SERIE A FIORENTINA VS ATALANTA NELLA FOTO VLAHOVIC

Il centravanti serbo ha numeri impressionanti, ma solo il tempo potrà dirci se è davvero nata una stella. Ci sono esempi da cui guardarsi anche nel passato recente

Federico Targetti

Esiste una locuzione, nel calcio inglese, che ben descrive quello che troppa fretta e troppi soldi rischiano di far diventare Dusan Vlahovic: una "one-season wonder", cioè una meraviglia che dura una stagione. E poi? Poi torna nell'anonimato, per i motivi più vari. Oltremanica hanno affibbiato questa definizione a giocatori come Santa Cruz e Michu (ve lo ricordate a Napoli?), qui si potrebbe fare lo stesso discorso per Krzysztof Piatek, nel 2018-19 giovane 23enne che pareva Re Mida ma che fu pressoché inoffensivo dall'anno dopo in poi. E anche Kulusevski, passato l'estate scorsa per fior di milioni alla Juventus, si sta avviando verso la stessa classificazione.

Rischio d'impresa

Non è una regola: c'è chi non risente di grandi salti repentini, come Hazard quando passò dal Lille al Chelsea o come Haaland (tanto per citare il giocatore col quale troppo spesso Vlahovic viene paragonato) dal Salisburgo al Borussia Dortmund. Quello di essere considerati una meraviglia di una stagione è un rischio, un rischio che molti corrono e che per molti si avvera. I numeri di Vlahovic negli ultimi quattro mesi sono semplicemente impressionanti: 14 reti in campionato, che fanno 15 con quella segnata a inizio ottobre, un'incidenza pazzesca nel gioco offensivo della Fiorentina, record su record stracciati, anche a livello internazionale. Ma stiamo parlando di quattro mesi. Se continuerà su questi ritmi fino a fine campionato, saranno appena sei. E allora investire 40 milioni, come minimo, su un giocatore per quel che ha fatto in un arco di tempo così ristretto diventa un rischio d'impresa. Ci azzecchi? Ti assicuri valanghe di gol e magari anche una plusvalenza quando si faranno avanti i vari Real Madrid, Bayern e compagnia; non ci azzecchi? Vai in perdita. E di questi tempi è un lusso che in pochi si possono permettere. Non a caso il Milan starebbe valutando profili un po' meno dispendiosi.

 Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images

Il caso-Chiesa

Per quanto faccia male rivangarlo, il trasferimento alla Juve di Federico Chiesa è esemplificativo, almeno per la tempistica generale: che il giocatore avesse i numeri per essere decisivo sui grandi palcoscenici si vedeva già quattro anni fa, ma non sono bastate le prime reti, le prime sgroppate sulla fascia a fargli desiderare un top club. Ci sono voluti due anni e mezzo da protagonista, via via più importante per le sorti della Fiorentina, per avere la sicurezza di non essere un fuoco di paglia e di essere veramente pronto a trasferirsi in una realtà di livello (ahinoi) superiore. Tre anni più giovane di Chiesa, Vlahovic sta bruciando le tappe ed è il primo Millennial a toccare quota 20 reti in Serie A: ne faccia altre venti nella prossima stagione, sempre con la maglia viola e, al presidente Commisso piacendo, con un ingaggio adeguato. Poi, sempre che lo voglia lui stesso, potrà andarsene al miglior offerente, certo in cuor suo di aver ripagato a dovere la fiducia della Fiorentina, e di non essere solo una one-season wonder.

 GERMOGLI PH: 5 FEBBRAIO 2021
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