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l'imbucata

Sfiniti, ma felici. Visto? Italiano sa cambiare pelle

Magrini
L'editoriale del nostro Matteo Magrini: "In certi momenti la bellezza non conta. E la sosta arriva nel momento giusto"
Matteo Magrini

Sfiniti, ma vincenti, alla meta. E pazienza se per una volta la Fiorentina ha lasciato da parte gioco, spettacolo, possesso palla e fioretto. Anzi. Vittorie come quella sul Bologna, ottenute grazie alla lotta, al sacrificio, alla voglia di reagire, probabilmente valgono ancora di più. Prima di tutto perché dimostrano per l'ennesima volta a chi insiste a sostenere il contrario che Vincenzo Italiano conosce diversi tipi di calcio (era già successo a Udine, tanto per sottolineare come non si sia trattato di un caso), e poi perché in certi momenti, e questo senza dubbio era uno di questi, la bellezza non conta. Dopo tre sconfitte consecutive infatti, fermarsi ancora avrebbe voluto dire vivere due settimane da incubo. Senza partite, e con praterie vuote da riempire con malumori e polemiche.

Siamo ancora lì

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Bene così, quindi. E basta dare un occhio alla classifica per capire quanto pesasse la sfida di ieri. Son bastati tre punti, per tornare lassù. In piena zona europea, e ad un solo punto dalla Champions. A proposito. Il fatto che i viola siano ancora lì, nonostante un ciclo di gare nel complesso tutt'altro che positivo (3 punti in 4 match) serve per rendersi conto di quanto fossero esagerati certi catastrofismi. Sia chiaro. Ciò non significa che fosse (o che sia) sbagliato soffermarsi sugli aspetti (e ce ne sono) che non tornano. Vuol dire semplicemente approcciarsi alla squadra con un minimo di equilibrio. La Fiorentina insomma, non era una corazzata dopo il successo di Napoli, così come non era la Longobarda dopo i tre ko consecutivi. Molto banalmente è, più o meno come lo scorso anno, una squadra incompleta e con potenzialità limitate. Tecniche, e di carattere.


Campioni cercasi

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“Avessimo messo la stessa fame e la stessa cattiveria nelle gare precedenti non le avremmo perse”, ha detto non a caso il mister ieri pomeriggio. Un concetto buono per tornare su un tema sul quale ci siamo soffermati più volte, e che riporta al valore della Fiorentina. Un valore che non si misura solo su valutazioni tecniche, ma anche e forse soprattutto su valori “morali”. Quante volte abbiam detto che “la differenza tra un campione ed un giocatore normale sta nella capacità di mantenere sempre, ogni tre giorni, lo stesso livello di attenzione e di carica agonistica?”. Ecco. Questo ciclo di sfide ha dimostrato esattamente questo. I viola sono un buon gruppo, ma non hanno un campione che sia uno. Gli stessi Nico Gonzalez e Bonaventura (per distacco i giocatori migliori della rosa e catalogabili comunque come “fortissimi”) hanno staccato la spina per un paio di settimane prima di tornare, contro il Bologna, a far la differenza.

Benedetta sosta

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Anche per questo, la sosta, arriva nel momento giusto. Certo, proprio Nico e Jack (così come altri) non avranno modo di rifiatare visto che dovranno giocare con le proprie nazionali, ma tutto non si può avere. Fermarsi però, non può che far bene. Anche perché la differenza più evidente tra questo filotto di partite e quello (esaltante) culminato con la vittoria del Maradona, è parsa proprio la condizione. Tanto era veloce, aggressiva, rapida e attenta prima, quanto lenta, in affanno, spesso sbadata e poco lucida nelle ultime uscite. E così torniamo al punto di partenza, e all'importanza della vittoria sulla banda di Thiago Motta. Esserci riusciti nonostante le difficoltà, trovando dentro di sé energie e risorse che forse non c'erano, vale tantissimo. Per la classifica, per il morale, per la consapevolezza. Soprattutto, per l'ambiente. All'orizzonte ci sono adesso 14 giorni di “pace”. Buoni per “fare il pieno”, e presentarsi carichi a mille alla ripresa. Sullo sfondo il Milan, ed un altro tour de force da brividi. Godiamoci questa vittoria, quindi, e poi ripartiamo. Sperando che la squadra, e con lei tutti quelli che la circondano (media e tifosi compresi) trovino un po' di equilibrio.

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