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Leonardo Pettinari a VN: “Fiorentina, ti sarò sempre grato. La tragedia di Astori mi ha riaperto la ferita”

Pettinari

Il calciatore cresciuto nel settore giovanile della Fiorentina si racconta a VN

Vincenzo Pennisi

Il calcio, come ben sappiamo, non è solo un gioco ma è capace di racchiudere emozioni e sensazioni difficili da ritrovare. Di storie calcistiche ne esistono tantissime, quella di Leonardo Pettinari, però, è un po' diversa.  Dopo i primi calci tirati nella società pratese La Querce, Leonardo cresce nel settore giovanile della Fiorentina partendo dal vecchio corso Cecchi Gori. Da Firenze, Pettinari inizia un'avventura che lo fa passare dalla Lega Pro, alla B, fino ad arrivare all'Atalanta, club con il quale esordisce in Serie A. Poi, la notizia che nessuna persona al mondo vorrebbe mai ricevere: una malformazione cardiaca interrompe l'attività sportiva di Pettinari a soli 27 anni, nel bel mezzo di una carriera pronta finalmente a spiccare. Mancino vellutato e caratteristiche che oggi ne avrebbero fatto probabilmente uno dei giocatori più tecnici della Serie A, Leonardo si inventa come allenatore  (per qualche periodo ha lavorato nelle giovanili della Fiorentina), un nuovo corso che l'ex calciatore pratese spera di portare ad alti livelli.

Leonardo, sono passati diversi anni da quel giorno maledetto...

Quando ti arriva una notizia come quella si fa fatica a fare pensieri positivi, sul momento è stato maggiore il rammarico di dover smettere. Andando avanti invece ho capito che dovevo vedere il bicchiere mezzo pieno. È stata una tegola, si pensava di individuare un problema curabile e non qualcosa che mi precludesse il proseguimento della carriera. È stato difficile da accettare, avevo 27 anni ed un contratto di 4 davanti.

Purtroppo la Fiorentina, qualche anno fa, ha vissuto in prima persona la tragedia Astori. Come hai vissuto la sua scomparsa?

Quando è accaduta la tragedia di Davide per me è stato un ulteriore colpo, le ferita che ho si è riaperta. Ho passato mesi molto difficili in seguito alla sua scomparsa, lo conoscevo perché abbiamo avuto un percorso parallelo sin dalle giovanili, io giocavo nella Fiorentina e lui nel Milan. Era un ragazzo che faceva una vita come la mia, ci siamo ritrovati anche con il passare degli anni quando eravamo cresciuti. Era riuscito a tagliare traguardi importanti dal punto di vista professionale, ma alla fine conta solo il fatto che ha lasciato una famiglia con una bambina piccola. Da quando ho smesso purtroppo sono capitate altre tragedie simili e spesso sono stato chiamato in causa, la mia era una testimonianza ma tutto ciò non faceva altro che rigirare il coltello nella piaga.

Sei tornato alla Fiorentina nelle vesti di allenatore nelle giovanili qualche stagione fa. Tra quei ragazzi giocava Castrovilli...

Si vedeva già dalle giovanili che Castrovilli aveva qualità fuori dal comune. Lo ha dimostrato ampiamente in questa prima stagione in Serie A. Con i giovani bisogna saperci fare, non è mai semplice.

Adesso sogni di allenare?

Il mio obiettivo/sogno è quello di diventare allenatore ad alto livello, il percorso è più tortuoso rispetto a quello del calciatore. Lì se hai le qualità e riesci ad esprimerti la strada è segnata, nonostante le difficoltà esistano anche nel giocare. Però di allenatori siamo tanti, le squadre invece non sono moltissime, vanno passati tanti step e serve imparare da tutti per poi creare una filosofia propria. Io ad esempio sono molto esterofilo, ammiro le culture Barcellona e Guardiola ma ho una mia idea netta di calcio, per me questo sport è una religione.

Intanto è nata una tua accademia...

Portavo avanti questa attività privatamente da un po' di tempo, senza però degli spazi utili per poter allenare i ragazzi. Poco tempo fa è arrivata l'occasione di farlo allo Sporting Club, un centro con campi da calcetto e beach volley gestito da Cristiano Sonetti, figlio di mister Nedo. Abbiamo trovato dei punti in comune e finalmente abbiamo lanciato questo progetto a Prato. Sono contento di trasmettere l'entusiasmo che ho ai ragazzi.

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