"Le uniche relazioni che vedo durare sono quelle in cui uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro… e invece fa un passo avanti!". Così recita Marco Giallini nel film Perfetti sconosciuti, in un dialogo con l’attrice Kasia Smutniak intitolato "L'importanza di fare un passo indietro". Uno scambio di idee sulla comunicazione, sul confronto e sul tentativo di disinnescare situazioni tese. E definire teso il volto di Stefano Pioli dopo Fiorentina-Como sarebbe un eufemismo. La Fiorentina non gira, la vittoria non arriva e, soprattutto, si fa fatica a vedere la mano dell'allenatore. È giusto quindi chiedersi: non sarebbe meglio fare un bel passo indietro?

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Fiorentina, perché non facciamo tutti un bel passo indietro?
Come fece Raffaele Palladinol'anno scorso, e come spesso accade a ogni nuovo ciclo, Stefano Pioli ha subito portato la sua ideadi calcio all'interno del Viola Park. Una Fiorentina offensiva, con l'obiettivo di alzare il livello sotto ogni punto di vista, con la coppia Kean-Piccolipronta a prendersi l’attacco viola. È chiaro, lo dicono i risultati, che qualcosa non ha funzionato in questo passaggio di consegne. L'idea dell'ex allenatore del Milan è ambiziosa, come ambiziose erano le aspettative della società. Ma adesso, con un Pisa-Fiorentina che pesa come un macigno, è giusto continuare a sperimentare o non sarebbe meglio andare alla ricerca di quelle certezze che lo scorso anno hanno fatto la differenza?
Ovviamente, Pioli non è Palladino ed è giustissimo che imponga la propria mentalità. Magari, però, serviva farlo più gradualmente, con una rosa che oggi sembra faticare ad adattarsi a questi nuovi concetti. Le due punte, per esempio, non stanno funzionando: Kean e Piccoli fanno fatica persino a tirare in porta. Con il ritorno in campo di Gudmundsson, previsto contro la squadra di Gilardino domenica, forse è meglio rispolverare il vecchio duo offensivo della scorsa stagione? Riproporre un 3-5-2 più contenitivo, senza troppe novità, puntando soltanto a portare a casa i 3 punti? Magari inserendo Comuzzo centrale e adattando Pongracic nel ruolo di braccetto a destra. Non è solo una questione di numeri, ma di certezze. Di ritrovare quella comfort zone che Raffaele Palladino, nonostante i suoi limiti evidenti nella gestione del gruppo, era riuscito a costruire portando la squadra a quota 65 punti.
È bene ribadirlo: nessuno vuole la Fiorentina di Palladino. Quella appartiene al passato e l’esperienza di Pioli sarà sicuramente la strada per far crescere questa squadra e portarla alla vittoria. Ma per uscire da questa crisi, forse, recuperare qualche sicurezza del passato potrebbe essere la soluzione migliore.
Chiaramente, il passo indietro deve essere soltanto tattico. Gli obiettivi non devono cambiare. La parola “Champions League”, rispolverata da Stefano Pioli a inizio anno, non deve spaventare nessuno. Fa bene la Fiorentina a puntare in alto: il campo, però, deve andare di pari passo con le aspettative.
Forse fare un passo indietro potrebbe davvero aiutare la Fiorentina a compiere un grande salto in avanti.
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