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Breve storia del gioco del calcio (5) – Dal totaalvoetbal al tiki-taka

Saverio Pestuggia

Mentre a Città del Messico si consumava il tramonto del catenaccio italiano con l'Italia di Uccio Valcareggi sconfitta 4-1 dal Brasile schierato con un 4-2-4 in Europa era già germogliato il seme del calcio totale che ha avuto degli antesignani già negli anni '50 con la Honved che cerca di praticarlo. Ma fu Rinus Michels (nella foto) a definire il concetto di totaalvoetbalcosì come lo conosciamo oggi diventandone a tutti gli effetti il padre, mentre a seguire le sue orme all'Ajax portandolo al successo in Europa fu Ștefan Kovács che sostituì nel '71 Michels passato al Barcellona. Kovacs fu aiutato dalla presenza in squadra di un fuoriclasse come Johan Cruijff che, pur giocando in attacco, si muoveva a tutto campo a seconda dello sviluppo delle singole azioni, cercando sempre la posizione dove avrebbe potuto essere più pericoloso. I compagni si adattavano ai suoi movimenti, scambiandosi di posizione in maniera regolare in modo che i ruoli fossero comunque tutti coperti e che la disposizione nel campo mantenesse un 4-4-2 abbastanza rigido. Insomma rigidità di modulo, ma completa libertà di movimenti che spiazzò le squadre, soprattutto quelle abituate a marcare rigidamente a uomo gli avversari. Non era possibile praticare quella tattica difensiva e fu proprio questo disorientamento unito alla vigoria fisica dei Lancieri che permise all'Ajax di cambiare il modo di giocare a calcio. Ma non solo, perché gli olandesi applicavano in maniera perfetta la tattica del fuorigioco bloccando così i lanci lunghi degli avversari barricati in difesa, il portiere diventò un secondo libero che doveva giocare ben oltre la propria area di porta.  A livello di nazionale l'Olanda arrivò due volte alla finale del Mondiale ('74 e 78), ma non alzò mai la Coppa sfavorita anche dalle altre finaliste padrone di casa, Germania e Argentina.

In Italia si continuava a giocare a uomo con piccole variazioni avanzando il terzino sinistro e arretrando l'ala destra e l'unico che cercò di adeguarsi a suo modo fu Corrado Viciani, che nei primi anni 1970 applicò con discreto successo il suo 'gioco corto' basato sul possesso palla, pressing alto, passaggi corti e sovrapposizioni dapprima alla Ternana e poi al Palermo. Il Torino di Gigi Radice si basava su un grande pressing, Vinicio a Napoli tentò qualcosa di simile, ma fu solo con l'avvento al Milan di un semi sconosciuto Arrigo Sacchi che anche la Serie A iniziò a conoscere e apprezzare il calcio totale molto simile a quello pratica dall'Ajax degli anni '70. Gullit e Van Basten portarono ai rossoneri fisicità e classe mentre in difesa svettava un insuperabile Franco Baresi, ma tutto il Milan si muoveva e giocava in modo corale con spostamenti di ruolo mai visti prima.

La Roma di Niels Liedholm a inizio anni '80 perfezionò il gioco corto di Viciani avendo anche se giocatori di grande spessore come Agostino Di Bartolomei e vinse un campionato (quello successivo al Mondiale d Spagna) con il suo gioco basato sul possesso di palla, ma con un ritmo certamente più compassato del Milan sacchiano. Fu una sorta di precursore del tiki-taka che viene spesso considerato come l'evoluzione latina del «calcio totale» olandese. Il gioco viene incentrato su possesso costante del pallone, transizioni lente e passaggi corti obbligando gli avversari a correre senza palla sfiancandoli nel fisico e nel morale. La presenza di grandi talenti dalla tecnica sopraffina agevolò il lavoro dei tecnici che hanno fatto del tiki-taka la tattica vincente nel calcio moderno.

Per chiudere questa rassegna del modo di giocare a calcio non ci resta che parlare, nella prossima puntata, di tutte le alternative al tiki-taka primo fra tutte quella portata all'Inter di Massimo Moratti da Mourinho vincitore del triplete.

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