Mai come questa volta mi sento vicino ai Della Valle che, davanti ad un Joaquin che ha gridato ai quattro venti di voler tornare a casa, pare vogliano restare fermi e fare muro contro muro.
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Andrea serve fermezza, non mollare
Il pensiero del nostro direttore sulla vicenda Joaquin
Gli antichi latini dicevano a tal proposito "Unum castigabis, centum emendabis", detto portato più recentemente alla gloria da un personaggio non certo tenero: quel Mao Tse-tung, noto adesso come Mao Zedong che ha messo in riga in maniera assai cruenta il popolo cinese al detto di "colpirne uno per educarne cento".
Non sono certo un sostenitore di quelle teorie che di democratico non avevano niente, ma nel mondo del calcio popolato da pochi professionisti che vivono con stipendi da nababbi e si permettono cose che "noi umani non osiamo neanche pensare" una piccola punizione non ci starebbe male.
La scusa portata avanti da Joaquin, ovvero quella di essere stato messo sul mercato da due anni, non sta in piedi neanche per il sostenitore più accanito dello spagnolo. Sicuramente all'inizio della scorsa stagione, quando Montella aveva parcheggiato "El torero" nel limbo della panchina-tribuna, la Fiorentina avrebbe voluto venderlo per scaricare un ingaggio importante che supera abbondantemente il milione.
Ma poi le cose sono cambiate, Joaquin ha giocato sempre o quasi. E' stato considerato da tutti un pilastro della squadra, e questa considerazione si è addirittura ampliata con Paulo Sousa. E come può pensare il tenero Joaquin di esser ancora sul mercato?
Via, non scherziamo, la scusa è barbina. Lui vuole tornarsene in patria dove gli hanno offerto un presente da leader con allenamenti all'acqua di rose e un futuro da dirigente. E il Betis? Fa il suo gioco, non certo limpido, inserendosi all'ultimo sperando che la Fiorentina lo molli per poco o niente non volendo tenere un giocatore come lui scontento ai margini della rosa.
Io invece chiedo ad Andrea Della Valle di restare fermo sulle sue posizioni, non mollare di un centimetro e se sarà il caso di mettere Joaquin fuori rosa. Eviterebbe di creare un precedente pericolosissimo in un gruppo che ha già visto casi di abbandoni clamorosi supportati però da clausole più o meno chiare.
Ecco allora che il detto di Mao si può tranquillamente trasformare in "colpirne uno per educarne venticinque", ovvero i componenti della rosa. Mi spiace per Joaquin che avrò come nemico, ma ho scritto quello che penso per l'amore che nutro da oltre 50 anni per la Fiorentina.
Ad maiora
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