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E intanto Montella si lamenta per la rosa: dov’è finita l’unità di intenti?

Dopo la quarta sconfitta consecutiva il tecnico viola ha puntato il dito sul valore dei suoi attaccanti

Stefano Niccoli

C'è una frase di Vincenzo Montella, nel concitato post partita di Torino, che alcuni tifosi potrebbero aver ignorato, sottovalutato o letto/ascoltato con poca attenzione vista l'arrabbiatura della quarta sconfitta consecutiva. "Al Toro mancava Belotti ed è sceso in campo Zaza che ha giocato 20 partite in Nazionale". Poche parole, ma significative che ci fanno pensare ad una  frecciataa Joe Barone e Daniele Pradè, coloro i quali hanno assemblato la Fiorentina 2019-20. "A buon intenditor, poche parole", dice il detto. Chiaramente Montella non è stato esplicito, ma l'impressione che ne abbiamo ricavato è che il tecnico non sia del tutto contento di quanto gli sia stato messo a disposizione dalla società durante il mercato estivo.

Già ad inizio stagione avevamo palesato dubbi sull'attacco viola. I nodi stanno, purtroppo, venendo al pettine. Boateng non è un attaccante e l'unica cosa degna di nota è stata fin qui il gol col Napoli. Pedro non pervenuto, Vlahovic sta giocando, ma solo per l'assenza di un centravanti navigato. Il serbo è un buon calciatore, ma è troppo acerbo per reggere il reparto avanzato viola. Risultato: Fiorentina tredicesima in classifica, contro il Parma l'ultimo gol "utile", segnato, peraltro, da un centrocampista. A gennaio è obbligatorio colmare questa lacuna, ma non sarà facile. "Seguite i buoni gol e vedrete lontano" scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera. Parole sante. È l'abc del calcio. A proposito di attaccanti: esattamente dieci anni fa Alberto Gilardino firmava l'impresa contro il Liverpool ad Anfield Road... Ahi, che dolore.

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