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Apertura ai tifosi: meglio tardi che mai

La Fiorentina vuole aprirsi sempre di più ai tifosi. Con colpevole ritardo, ma almeno il club sta cercando di rimediare agli errori del passato

Stefano Niccoli

Confessare i propri errori. Ormai sembra diventata una moda in casa Fiorentina. Inizialmente era stato il turno del ds Daniele Pradè, poi quello del dg Andrea Rogg. Martedì sera a Rtv38, invece, è toccato a Vincenzo Guerini. Parlando di vari temi, il dirigente viola ha ammesso gli errori della società sul coinvolgimento della piazza (LEGGI QUI). Su questo punto di vista, infatti, il copione sembra essere cambiato rispetto alla gestione Montella. Dalla chiusura dell'allenatore napoletano all'apertura nei confronti dei tifosi sotto la guida di Paulo Sousa. Sembrava tutto merito del tecnico portoghese, diventato in poco tempo un beniamino della Fiesole. Già, sembrava. La verità, tuttavia, pare essere un'altra. A raccontarla è stato lo stesso Guerini. Aprire, di quando in quando, le sedute ai tifosi non sarebbe stata una scelta del lusitano, bensì della società. Come ha detto l'ex club manager, il club gigliato si è accorto degli errori commessi in passato. Con colpevole ritardo aggiungiamo noi, se è vero che questa decisione sarebbe stata presa anche se fosse rimasto Montella, da sempre scettico sugli allenamenti a porte aperte. Emblematiche, in tal senso, le sue dichiarazioni alla vigilia della gara col Siviglia: “A me non piace molto aprire al pubblico perché con troppo entusiasmo non riesco a lavorare, a comunicare coi miei giocatori”. Comunque sia, meglio tardi che mai. La Fiorentina vuole cambiare modo di essere e di comportarsi, evitando di isolarsi come successo, di fatto, nei tre anni dell'Aeroplanino.

Non solo allenamenti a disposizione del pubblico, come quello all'antivigilia della partita contro il Torino, ma anche partecipazione dei giocatori alle feste dei vari viola club ed altri eventi. L'obiettivo è chiaro: non rinchiudersi a riccio e assaporare ancor di più il calore e l'affetto non dei “clienti” (a proposito di questa parola, Guerini ha bacchettato Cognigni, titolare dell'espressione), ma dei tifosi, coloro che portano avanti l'azienda calcio. E' anche così - ma non solo, chiaramente -, che una squadra cresce.