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Ambrosini, la diga

Tra i migliori della Fiorentina, uno scudo davanti alla difesa (COMMENTA)

Redazione VN

Nella sconfitta di ieri contro l’Inter, per alcuni tifosi il “colpevole” sarebbe stato Vincenzo Montella, reo di aver messo Ilicic al posto di Rossi a una ventina di minuti dalla fine, abbassando così il baricentro della Fiorentina; per altri, invece, Neto, a vuoto sul calcio d’angolo da cui poi è scaturito il gol dell’1-1 di Cambiasso; altri ancora non capiscono come mai l’aeroplanino non abbia dato una chance al giovane Ante Rebic. Insomma, sono tante e diverse le interpretazioni sul ko con la squadra di Walter Mazzarri. Il calcio è bello anche per questo. Ma la prestazione di Ambrosini mette tutti d’accordo. Il biondo centrocampista è stato sicuramente tra i migliori dei gigliati e anche noi di Violanews l’abbiamo giudicato con un bel sette in pagella. Per lui era come un derby perché ritornare a San Siro, lo stadio che l’ha reso grande con i colori rossoneri, in cui ha giocato per diciotto anni, fa sempre effetto. Per Massimo, l’ultima volta a Milano con una maglia diversa da quella del Milan risaliva al 28 marzo 1998, ai tempi del Vicenza, con i biancorossi sconfitti dai nerazzurri per 2-1. Addirittura 5.661 giorni fa.

La partita di Ambroleone è stata fantastica, peccato passi in secondo piano per via del risultato finale. I suppoters interisti l’hanno fischiato dal primo all’ultimo minuto, memori anche di quello striscione offensivo esposto nel maggio 2007 durante i festeggiamenti per la conquista della settima Champions League. All’inizio, il numero ventuno sembrava quasi emozionato ed impaurito, dopo appena pochi secondi, infatti, perde palla favorendo il contropiede dell’Inter concluso con il tiro di Nagatomo. Da lì in poi, però, sarà un crescendo. Il pesarese mette da parte qualsiasi timore reverenziale, si posiziona davanti alla difesa a fare da schermo e dalle sue parti non passa più nessuno. Con lui tutti hanno la peggio, anche i più dotati tecnicamente come Guarin, Alvarez e Taider. Non perde un contrasto e i duelli aerei – pezzo forte del suo repertorio – sono tutti suoi. Un vero lottatore. Non solo perché si dà un gran da fare anche nella fase d’impostazione. Non ha i piedi di Borja Valero, Aquilani e Pizarro, ma da lui non ci aspettiamo certo lanci di trenta-quaranta metri o le serpentine tipiche del Pek al limite dell’area. Meno spettacolo, meno qualità, meno fronzoli, ma molta più quantità e tenacia con l’ex Milan in campo. Si batte, lotta, va su tutti i palloni, non si arrende mai e al 93’ sfiora un pareggio che lo avrebbe reso "re per una notte".

Una scommessa inaspettata, ma vincente sino ad ora. Al momento della firma, intorno ad Ambrosini c’era scetticismo. Molti dubbi riguardavano non solo il suo passato in rossonero, ma anche, se non soprattutto, la sua condizione fisica, visti i 36 anni. In poco tempo è diventato un titolare fisso e Montella ha capito di non poter fare a meno di lui. Probabile che qualche tifoso milanista si stia mangiando le mani.

STEFANO NICCOLI