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SPECIALE 50 ANNI DELL’ALLUVIONE DI FIRENZE – Una partita per ricominciare

In occasione del 50° anniversario dell’alluvione che sconvolse la città di Firenze il 4 novembre 1966 Violanews ha organizzato uno speciale col quale ricordare quell’evento attraverso le notizie che riguardavano la situazione della...

Roberto Vinciguerra

tratto da "Fiorentina Story" di Paolo Mugnai

Edizioni della Sera, Roma, 2013

Niente calcio: l’alluvione di Firenze

Una partita per ricominciare.

Quella mattina del 4 novembre 1966 Firenze se la ricorda ancora. È un brusco risveglio scoprirsi fragili, indifesi, in balia di un nemico che non viene da lontano ma è lì, da sempre in casa tua. Il tuo fiume, l’Arno, da cui ti lasci attraversare senza paure, che spesso sbeffeggi parlandoci dai lungarni, stavolta ti ha sorpreso lui. La pioggia fitta, incessante, di un giorno intero ha ingrossato le acque così tanto da farle fuoriuscire dalle spallette. Così basse e poco protettive, nulla possono contro la forza immane della natura. Che travolge, porta via, senza alcun rispetto. Firenze, ora, è fango. Firenze al buio, discarica a cielo aperto. Dove la vita, l’arte, il bello sono offesi, a volte duramente. Sacrificio, allora. Ci vorranno abnegazione, pazienza, passione per purificare, riportare allo stato originario, com’era, ciò che non è più. Li chiamano “angeli del fango”: vengono da tutto il mondo per dare una mano ai fiorentini che, all’istante, si sono rimboccati le maniche. Loro sì hanno capito. I politici da Roma, no. No, questi fiorentini esagerano – dicono, nonostante gli accorati appelli del sindaco Piero Bargellini – che sarà mai? È solo un’alluvione. Sì che Firenze ricorda, ogni volta che l’Arno capriccioso sale ancora. E sempre ricorderemo. Chi allora c’era e chi, come noi, ne ha soltanto sentito parlare. Racconti romantici di chi ha saputo sorridere alla disgrazia. La targa sul muro indica a quale punto di altezza il diluvio arrivò, l’alba del 4 novembre 1966, quando il vicino di casa diventò fratello, ospitandolo, dello sfortunato che abitava al piano di sotto invaso dall’acqua. Naturalmente la partita di campionato in programma il 6 novembre non si gioca. Fiorentina-L.R. Vicenza sarà recuperata il 4 gennaio 1967 e finirà 3 a 0 per i viola con la tripletta di Brugnera. È una Fiorentina giovane, allenata da Chiappella e allestita da Pandolfini, secondo le direttive del lungimirante Presidente Baglini che sta costruendo una squadra simpatica, anche per il modo di giocare spensierato, a tutta Italia, badando alla cassa e all’età dei propri giocatori ma, all’occorrenza, investendo tanti soldi (come nel caso di Giancarlo de Sisti, acquistato dalla Roma per 250 milioni più Benaglia). A centrocampo, insieme al già saggio – nonostante i soli ventitré anni – “Picchio” che tanta parte avrà nella storia della Fiorentina da calciatore e cinque campionati da allenatore, giocano il suo concittadino romano Claudio Merlo e Mario Bertini. Nasce in questo modo la “Fiorentina yé-yé”, soprannome in tema con quegli anni giovanili per definizione, pieni di musica e contestazione. Di quel gruppo fanno parte Ugo Ferrante e Giuseppe Brizi, “Ciccio” Esposito e Luciano Chiarugi, un ragazzo di Ponsacco proveniente dal Nagc (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori) che si allenava al Centro Tecnico Federale di Coverciano agli ordini di Cinzio Scagliotti e del professor Alberto Baccani. Ma torniamo all’acqua alta, alla Firenze che soffre. La Fiorentina, con il lutto al braccio, torna in campo il 13 novembre a Foggia. Prima dell’inizio della partita il sindaco pugliese, l’avvocato Vittorio Salvatori, legge un messaggio di solidarietà rivolto alle popolazioni alluvionate. E il capitano Nocera consegna al corrispettivo viola, Hamrin, un dono simbolico. Gesti di ospitalità che preludono a un incontro particolare per i gigliati, dove l’avversario più grande, al di là del volenteroso ma modesto Foggia, è la responsabilità di non dover perdere. Su un terreno molto pesante, in avvio di gara soffrono i viola, contro i padroni di casa determinati, quasi furiosi, nei loro attacchi. Decisivi gli interventi in tuffo di Albertosi, in campo nonostante la febbre del giorno prima, e quelli di Ferrante di testa in alto a svettare sugli avversari per respingere insidiosi cross dalle fasce. Pure sfortunati, i rossoneri, per il destino calcistico avverso praticamente con un uomo in meno dal 20’ per l’infortunio capitato al terzino Corradi, colpito da una pallonata in pieno al viso. Visibilmente stordito, il giocatore tuttavia rimane in campo, seppure spostato dal tecnico all’ala destra. Scende copiosa la pioggia nella ripresa quando la Fiorentina passa in vantaggio con Chiarugi, di destro al volo su passaggio di Bertini. Al pareggio dei locali alla mezz’ora, risponde pochi minuti dopo De Sisti deviando in rete una punizione, anche in questo caso, di Bertini. Tra gli applausi dello sportivo pubblico pugliese i viola conquistano un successo, tecnicamente non trascendentale, ma da dedicare immediatamente alla città, piccolo sollievo sportivo in una storia più grande.

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Tabellino

13 novembre 1966 (Serie A)

Stadio Pino Zaccheria, Foggia

Foggia–Fiorentina 1-2

Reti: 63’ Chiarugi, 75’ Traspedini, 79’ De Sisti.

FOGGIA: Moschioni, Tagliavini, Corradi, Bettoni, Rinaldi, Micheli, Lazzotti, Gambino, Traspedini, Faleo, Nocera. All. Rubino.

FIORENTINA: Albertosi, Pirovano, Diomedi, Bertini, Ferrante, Brizi, Hamrin, Merlo, Brugnera, De Sisti, Chiarugi. All. Chiappella.

Arbitro: Motta di Monza.

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