E’ vero che mancano ancora due settimane ma degli acquisti previsti, l’esterno alto di grande qualità, il centrocampista di gamba, il difensore dai piedi buoni e l’esterno vice-Dodò, non c’è traccia. E’ arrivato solo Folorunsho in sostituzione di Bove, mentre Valentini era già stato preso in estate.
Morale? Neppure il mercato, per ora, sta aiutando un Palladino in chiara, evidente difficoltà, se non confusione.
La società è silenziosa, ma dalle riflessioni fatte filtrare, c’è ancora fiducia nell’allenatore, non infinita ma sempre valida, come restano in piedi a questo proposito le dichiarazioni fatte la scorsa settimana da Rocco Commisso.
Il pareggio con il Torino, che per me è peggio della sconfitta con il Monza, evidentemente non ha fatto saltare il supporto che il presidente sta garantendo all’allenatore.
Le parole di Ranieri dopo Monza e quelle di Gosens dopo il Toro, hanno però fatto chiaramente capire che all’interno c’è qualcosa che non va, che si deve riacquistare la compattezza, una unità che è stata smarrita e le parole non bastano a farla ritrovare.
E’ evidente che questo sia il problema dei problemi. Supportare l’allenatore è una strategia giusta, in certi momenti difficili è fondamentale che una società resti ferma e lo protegga se davvero crede nel lavoro del suo tecnico.
Ma ci credono? La società è compatta su questa linea?
Le risposte sono contraddittorie e quello che filtra non regala positività.
Del resto un mese di dichiarazioni forti di Pradè, dall’umiltà svanita, al suicidio contro il Napoli, all’ora si cambia tutto dopo Monza, con relative piccate risposte dell’allenatore “il Ds si deve occupare del mercato, alla squadra ci penso io”, devono avere scavato un bel solco fra i due.
Quello che è stato detto a Monza davanti ai giocatori, non sarà facile da recuperare.
Me lo auguro, naturalmente, ma sarà dura.
E non c’è niente di più permeabile agli umori e alle divisioni di uno spogliatoio di calcio. Non voglio pensare che possa essere saltato tutto in aria, ma quello che si vede in campo lo fa temere.
Se dopo Monza la gara con il Torino doveva essere un esame di riparazione per provare a ripartire, è stato clamorosamente fallito.
E allora?
Se è così, se non arrivano segnali positivi, il tempo dato ancora all’allenatore non risolve nulla. Se non cambiano le cose all’interno, sperare che da una partita all’altra si possano ritrovare unità, compattezza, gioco e risultati è pura utopia. Come s’è visto, la Fiorentina ha fatto peggio con il Toro che con il Monza, almeno a livello di prestazione, considerando l’uomo in più per un’ora e Folorunsho (unico da salvare con Kean) dall’inizio.
Cosa può succedere per invertire la rotta da oggi a domenica sera contro una Lazio in buonissima forma e con la voglia di vendicarsi dell’immeritata sconfitta dell’andata?
Il calcio è strano, ma oggettivamente non lo so. Difficile che possano arrivare nelle prossime ore anche quegli aiuti dal mercato che Palladino auspicava.
Dunque?
—Credo che una profonda riflessione sull’allenatore vada fatta e in fretta. E’ inesperto e si sapeva, ha mostrato dei limiti e questo sembra piuttosto evidente. Provate con serenità a mettervi nei panni di un dirigente, fate finta di non essere tifosi della Fiorentina e analizzate la trentina di gare di Palladino in viola.
Intanto è uscito dalla coppa Italia contro l’Empoli e in Conference c’è ancora grazie ai rigori parati da De Gea.
L’inizio di campionato è stato disastroso, più o meno come oggi. La squadra non ha gioco, non ci sono movimenti codificati, manca il pressing, è svanita la compattezza, non c’è più traccia neppure di quel calcio basico, recupero palla e ripartenza, giocate su Kean, che avevano esaltato la Fiorentina con l’istinto del killer, nelle otto vittorie consecutive. Se si toglie quel periodo d’oro, in classifica resta la miseria di nove punti.
Ma quel periodo è stato davvero d’oro? Ammettiamolo, per favore. Con serietà. E’ successo tutto quello che di buono poteva succedere, dai due rigori dubbi con la Lazio, ai due rigori sbagliati dal Milan, De Gea strepitoso in diverse gare, tutti i giocatori al massimo del loro rendimento e anche oltre. Una magia. Per carità, vincere è sempre difficile, bisogna essere bravi, servono valori, questo va detto, ma c’è una di queste vittorie che vi ha fatto dire “che bella Fiorentina, ha dominato la gara”? No. E il calcio è spietato, alla lunga ti presenta il conto se non hai identità e personalità.
Ma la società lo sapeva e lo sa bene che in quelle otto giornate tutto è andato oltre le aspettative, tant’è che Rocco Commisso, come detto, ha deciso di investire e non poco per provare a rimanere ai livelli sorprendentemente raggiunti.
Purtroppo la situazione è precipitata in poco tempo e troppo rapidamente senza che l’allenatore sia stato in grado di trovare un rimedio. Tutto è più complicato.
E qui vengono fuori i limiti di gestione. Palladino in campionato ha usato sempre i soliti giocatori mettendo ai margini tutti gli altri. Così ha fuso Comuzzo (come si fa a far giocare sempre un ragazzino di 19 anni?), Dodò ha finito le pile, molti altri sono stanchi. Altri ancora mai pervenuti come Colpani che non si sa perchè continui a giocare o Gud che al netto degli infortuni, non può essere questo. In tanti si fanno male anche nelle altre squadre, in tempi ragionevoli recuperano, Gudmundsson sembra letteralmente sparito, un altro.
Vogliamo parlare di Pongracic?
—Non sarà un fenomeno, ma è pur sempre nazionale croato, e le risposte dell’allenatore sul tema lasciano perplessi. Non lo voleva? Non lo fa giocare per questo? Viene da pensarlo.
Ma è clamoroso che dopo la cessione di Quarta, con Biraghi non convocato da quasi due mesi, ieri non siano stati convocati neppure Kayode e Ikonè messi sul mercato. Tutti titolari o quasi degli anni passati.
Si gestisce così una rosa? Oggi che Dodò è calato, non servirebbe il Kayode dell’anno scorso per dargli il cambio? Purtroppo ha perso fiducia, non sente la stima, provate voi a sentirvi inutili nel vostro lavoro.
In questo periodo, poi, non s’è visto crescere un giocatore, altri sono andati indietro come Richardson, in campo non sanno cosa fare.
Non mi piace insistere, non ho niente contro Palladino, non l’ho mai incontrato, vi ho sempre scritto che a Coverciano erano entusiasti del suo lavoro, ma adesso ci sono troppe cose che non tornano e metterle sotto la cenere sarebbe un tragico errore.
In questo periodo di difficoltà, di calo atletico, invece di insistere con Colpani e Sottil, ci voleva tanto a compattarsi con un 4-3-2-1 con Beltran (non sfigura mai) e Gud dietro a Kean, con una bella mediana Mandragora-Adli-Cataldi (ora Folorunsho)? Almeno la difesa sarebbe stata protetta. E siccome non ho niente da dire neppure sul contropiede, perchè non s’è continuato a giocare bassi e compatti per andare poi negli spazi come nel periodo d’oro?
Una squadra che ha De Gea in porta e Kean davanti non può non trovare soluzioni partendo da questo valore assoluto.
Situazioni, evidentemente, analizzate anche da Pradè, esperto di calcio da lunga data, che spiegano le sue dure, perfino eccessive, esternazioni.
Tutto questo però non può passare sotto silenzio o chiudersi con una fiducia, la stagione si può ancora salvare.
Ha la forza per farlo Palladino?
Saprà fare autocritica per ripartire su basi nuove?
La squadra lo segue ancora?
—La fiducia non può essere illimitata, ma deve basarsi su fatti concreti e infatti non credo lo sia.
La speranza è che il mercato aiuti Palladino a rottamare tutta la squadra degli anni scorsi che non lo segue più per ripartire con nuovi innesti.
Ma se è davvero così, come mai non si è ancora preso Pablo Mari, pupillo dell’allenatore, che sembrava a un passo?
E come mai non s’è ceduto Biraghi?
Per caso, se Palladino dovesse essere esonerato l’ex capitano torna in rosa? Viene da pensarlo.
I problemi sono tanti, quasi come le incertezze.
In attesa degli acquisti, in uscita Ikonè vuole solo la Francia, ma la Fiorentina per regolamento lo può solo vendere e non prestare. Kouamè-Sanabria è uno scambio possibile, ma il Torino non è sicuro di guadagnarci. Frendrup è il grande sogno per il centrocampo, dall’estate scorsa, ma il Genoa non cede. Bondo o Cristante restano opzioni. Dalla Turchia rimbalza il nome di Ndour del Psg, giovanissimo cresciuto al Brescia, che arriverebbe dal Besiktas.
E così, se da una parte le accuse a Palladino stanno tutte in piedi e il nervosismo di Pradè è comprensibile, dall’altra c’è da dire che il mercato è aperto dal due di gennaio e il ritardo è evidente. Se Palladino si lamenta, su questo ha ragione lui.
Mai come ora servirebbe il presidente Rocco a Firenze, per guardare negli occhi le persone, per capire se c’è da intervenire o meno, se serve ancora supportare, se ci sono margini di uscita. Comunque non andrei oltre domenica.
Se la Fiorentina c’è, se la compattezza è stata ritrovata, se una ripartenza è possibile, i primi segnali veri devono arrivare già domenica sera dall’Olimpico. O bene bene o male male. Non c’è altra strada, il tempo è scaduto. Dietro in classifica la Roma sta recuperando, il Milan è in crisi, ma ha valori superiori. Non centrare l’Europa League con una squadra come questa, la migliore degli ultimi anni, sarebbe un delitto calcistico. E, nel caso, il colpevole non sarebbe il maggiordomo.
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