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PALLADINO IS BACK

Lasciato solo, si è dimesso. Ma poteva tornare: ben ritrovato (forse) Palladino

Lasciato solo, si è dimesso. Ma poteva tornare: ben ritrovato (forse) Palladino - immagine 1
Sì, Raffaele Palladino poteva tornare ad allenare la Fiorentina
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

"Non sgomentarti per gli addii. È necessario salutarsi prima di potersi incontrare di nuovo". E Raffaele Palladino e la Fiorentina, in realtà, non si sono mai salutati. No. È successo tutto così velocemente e così all’improvviso che nessuno, tifosi e non, ha avuto il tempo di rielaborare quanto accaduto dopo l’addio dell’ex tecnico del Monza. Le dimissioni, il patto di riservatezza e l’arrivo di Stefano Pioli: un evento dietro l’altro, condito dalla pessima stagione della Fiorentina e dallo scontro di domenica proprio contro Raffaele Palladino, questa volta sulla panchina dell’Atalanta. E pensare che, per un momento, per qualche ora, l’allenatore napoletano avrebbe potuto addirittura tornare a Firenze.

Perché si sia dimesso Raffaele Palladino, ormai, lo sanno un po’ tutti. Sì, qualche divergenza sul mercato e sul processo decisionale, ma alla base di tutto c’era il rapporto, ormai logoro, con l’ex ds viola Daniele Pradè. La situazione tra i due, dopo una stagione di dichiarazioni al veleno, era diventata ingestibile. Quel “solo” che fece infuriare Palladino durante la conferenza stampa pre Fiorentina–Lecce era diventato realtà, e lui fu il primo ad accorgersene. Da qui il passo indietro che lasciò sbigottiti lo staff tecnico e la dirigenza, a partire dallo stesso Rocco Commisso.

Quest’ultimo, il giorno prima, aveva definito Palladino “come un figlio”, esprimendo tutta la propria solidarietà nei confronti dell’allenatore viola, con tanto di rinnovo prima della gara contro il Betis a confermare questa fiducia anche nero su bianco. Tutto ciò, però, non è bastato: la figura di Daniele Pradè era diventata ingestibile. E da qui l’amara decisione. Anche se tempi e modi sono stati discutibili, la scelta pareva inevitabile. Per il bene stesso della Fiorentina.

Da lì si articola il recente passato della squadra viola: l’arrivo di Pioli, il mercato, l’ultimo posto in classifica, l’esonero e l’arrivo di Paolo Vanoli. Nel frattempo, Raffaele Palladino si è fermato. Ha studiato ed è cresciuto, soprattutto come allenatore. La Fiorentina? Solo un’intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui spiegava (in parte) i motivi del suo addio, tra retroscena e ricostruzioni. Fino a quel momento, per lui, Firenze era solo passato. Passato che si è trasformato bruscamente in presente quando la Fiorentina decise di esonerare Stefano Pioli.

Roberto Goretti, infatti, dopo aver praticamente chiuso per D’Aversa, salvo poi fare un passo indietro, ha sondato due piste: Paolo Vanoli, la più probabile, e il ritorno di Raffaele Palladino, la più complicata. Contatti ce ne sono stati, ma l’attuale allenatore dell’Atalanta aveva messo sul piatto richieste importanti: garanzie serie e concrete, soprattutto dopo ciò che era accaduto la scorsa estate. Richieste che la Fiorentina, in piena lotta per la salvezza e con tanti, troppi problemi, non poteva (o non voleva) accettare. Non a caso, parte dello spogliatoio avrebbe visto di buon occhio il ritorno del vecchio allenatore: quando si ha paura, sono le certezze a darci conforto. E nella situazione di caos in cui si trovava la Fiorentina, Palladino sembrava la soluzione più rassicurante. La società, però, ha scelto Paolo Vanoli, consapevole di aver bisogno di una figura dal carattere “forte” sotto ogni punto di vista.

Il calcio segue vie imperscrutabili e, pochi giorni dopo, Raffaele Palladino si è ritrovato ad allenare una squadra che gioca la Champions League: l’Atalanta. Club che l’aveva già cercato in estate, preferendo poi optare per Ivan Jurić. Così sono arrivati l’esordio con sconfitta proprio nella sua Napoli e poi la prima vittoria in Champions League per 3-0 contro il Francoforte. Ora, l’incontro con il proprio passato: quella Fiorentina che aveva fatto 65 punti non esiste più. C’è solo una squadra che deve lottare per non retrocedere.

E chissà, magari sarà questa l’occasione per salutare davvero quelli che erano i suoi tifosi. Con la speranza che possa essere un punto di partenza, soprattutto per la Fiorentina di Paolo Vanoli.