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“Blessing in disguise”: Beltran, sta a te. Ti ricordi Mertens?

“Blessing in disguise”: Beltran, sta a te. Ti ricordi Mertens? - immagine 1
Beltran a Lecce ha finalmente trovato la sua miglior versione, adesso sta a lui sfruttare l'occasione. Gli esempi illustri sono tanti
Niccolò Meoni
Niccolò Meoni Redattore 

Per spiegare la locuzione "Blessing in disguise" ci avvaliamo del dizionario inglese: qualcosa che a primo impatto sembra brutto o sfortunato, ma poi si traduce in qualcosa di buono che accade. Ed è da qui che partiamo per sviscerare il tema forse principale emerso al Via Del Mare, o meglio, forse quello che in pochi si aspettavano. Lucas Beltran ha giocato la sua miglior partitra in maglia viola, e lo ha fatto "sfruttando" l'infortunio di Albert Gudmundsson. Proprio nel suo momento di maggiore difficoltà, l'argentino ha sfoderato una prestazione che ci dice tante cose sul suo conto. Chiaramente il problema fisico di Gudmundsson non è una bella notizia per Palladino. Ma può essere l'occasione per poter vedere il vero Beltran.

Cogli l'attimo, come Mertens e tanti altri

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Nella storia del calcio sono molti i giocatori che hanno sfrutato l'occasione, dovuta spesso a problemi fisici di altri. Per esempio Buffon che esordì a Parma con Bucci infortunato, o Sebastian Frey che esplose nel Verona grazie ai problemi fisici di Battistini, il portiere della promozione in A. Ma il caso più clamoroso negli ultimi anni in Italia è stato quello di Mertens. Dopo 3 anni su buoni livelli da ala nel 4-3-3 Sarri lo sposta in posizione centrale, complice l'infortunio di Milik. Il resto è storia, con il belga che tocca livelli mai visti prima. Il paragone con l'argentino ovviamente non è nè tecnico e nè tattico, ma ci aiuta a comprendere come certe volte le casualità possono svoltare una carriera.


Finalmente un ruolo

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Beltran a Lecce ha potuto finalmente avere a disposizione una punta come Moise Kean. Certo, l'argentino non è un numero 9 come invece sembrava ai tempi del River Plate. Ma in Italia è sempre sembrato adatto al ruolo di seconda punta, posizione che però cozzava con la disposizione tattica della Fiorentina di Italiano, e con quella di Palladino, almeno fino a ieri. Il 4-4-1-1 del tecnico ex Monza sembra adattarsi alle sue caratteristiche. Scappare dai centrali fisici per venire incontro a ricevere con spazio, poter duettare con un 9 sempre attivo come Kean, il tutto lo ha aiutato e galvanizzato. Non a caso ieri ha tentato 47 passaggi, mentre nelle altre 5 partite erano stati 72 in totale, certamente aiutato anche dagli spazi concessi da Ramadani e Pierret. La sua prova è stata incoraggiante, ma non basta. Per mettere davvero in dubbio le gerarchie di Palladino servirà confermarsi. E dimostrare che "el vikingo" ha trovato la sua terra promessa.

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