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Mai una gioia

La Fiorentina gioca, ma gli altri entrano nella storia

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La Fiorentina resta con un pugno di mosche in mano. Come giudicare, allora, la stagione viola? L'amarezza è tanta, sarà un'estate al fiele

"Fa male". Parole di Nikola Milenkovic  dopo il ko contro il West Ham. Impossibile dargli torto perché perdere fa male, sempre, figuriamoci all'ultimo minuto di una finale europea. Inutile girarci intorno. Sarà un'estate al fiele, le sconfitte a stretto giro di posta contro l'Inter e, soprattutto, gli Hammers logorano il fegato.

La domanda, allora, sorge spontanea: come giudicare la stagione della Fiorentina? Negativa certamente no perché non capita tutti gli anni disputare due finali, per di più ad una squadra come quella viola. Però c'è un però. I ragazzi di Italiano restano con un pugno di mosche in mano. Per loro solo la gloria, i complimenti e le pacche sulle spalle da parte degli avversari, ma niente coppe, volate una nella Milano nerazzurra, l'altra a Londra sponda "martelli". E si sa che gli applausi, a differenza dei trofei, non entrano nella storia del calcio.


Il ko contro il West Ham fa ancora più male di quello contro l'Inter (lo ha detto anche Saponara) perché le due compagini non sono paragonabili sul piano qualitativo e perché il raddoppio inglese è arrivato all'89' con la difesa gigliata schierata troppo alta (emblematiche le parole rivolte da Italiano a Igor al triplice fischio). La Fiorentina ha giocato meglio della formazione inglese, non ci sono dubbi, ma è quest'ultima ad entrare nell'albo d'oro della Conference League. E non dimentichiamoci, al netto della vicenda Juventus, della mancata qualificazione a una competizione europea per la stagione 2023-24. Partecipare non basta. Che tutto ciò serva per alzare l'asticella.

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