Da partente a rivelazione il passo è breve. Lo sa bene Christian Kouamé. Dopo il prestito all’Anderlecht, in estate ha rischiato di lasciare nuovamente Firenze. In un primo momento, d’altronde, non c’era spazio per lui nella Fiorentina di Vincenzo Italiano. Nel calcio, però, i giudizi sono volatili come un battito di ciglia. Le buone prestazioni sono in grado di far cambiare idea ai tifosi e, ciò che più conta, ai dirigenti e all’allenatore. E’ successo proprio questo. Il tecnico viola ha tentato il tutto per tutto con l’ivoriano. Esperimento riuscito perché Christian ha ripagato in toto la fiducia che gli ha dato Italiano. Nella prima parte di stagione è diventato un punto fermo della Fiorentina.
L'EDITORIALE
Kouamé come…Troisi: ricomincia da tre. Ma il numero perfetto non basta
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Ottime prestazioni impreziosite e legittimate dai numeri. Soprattutto quelli relativi agli assist sfornati. Tra Serie A e coppa ne ha collezionati sette. Un bottino niente male, impensabile alla vigilia dell’inizio del campionato. Insomma: la cura Italiano sta funzionando anche con Kouamé. C’è un “però”. Fin qui ha segnato solo tre gol: uno in Conference League, contro gli Hearts, due in campionato, contro Juventus e Lecce. Poco, troppo poco in relazione alla quantità e alla qualità delle partite disputate. Urge una svolta, un cambio di passo. In una parola: concretezza. Christian non può e non deve accontentarsi di tre centri. Nella seconda parte di stagione dovrà cercare di migliorare quest’aspetto perché nel calcio moderno sono anche le reti degli esterni a fare la differenza. E gli esterni, nel credo tattico di Italiano, sono equiparati agli attaccanti. L’ultima timbratura, quella contro il Lecce appunto, risale al 17 ottobre. Una vita fa. Il 4 gennaio contro il Monza, partita insidiosa per le caratteristiche dei brianzoli e perché la prima dopo più di un mese di stop, dovrà essere anche lui a trascinare la Fiorentina.
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