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L'editoriale

Dopo aver superato la prima burrasca, per Palladino sono in arrivo altri esami

Matteo Magrini l'imbucata
Primo esame superato per il tecnico, ma è soltanto il primo e c'è ancora da lavorare
Matteo Magrini

Non ci resta che attendere. Certo, la vittoria (ma soprattutto la prestazione) col Milan hanno lasciato negli occhi l'impressione di una squadra in netta crescita e nel cuore la speranza di poter come minimo correre per un posto in Europa. Non può essere però una sola partita a cancellare dubbi e perplessità lasciate in eredità da tutte quelle precedenti e, più che altro, restano ancora diversi punti interrogativi in attesa di risposta. Tutto normale, sia chiaro. L'importante è che all'interno del Viola Park nessuno perda l'equilibrio e che, ovviamente, colui che è chiamato a guidare il gruppo continui a dimostrare di saper crescere e di saperlo fare in fretta.

Il riferimento, va da sé, è a Raffaele Palladino. Inutile girarci tanto attorno: il mister nella primissima fase di questa stagione ha incontrato parecchie difficoltà e non ci voleva un genio per immaginare che sarebbe successo. Ricordate, eravamo più o meno attorno alla prima giornata di campionato, quando parlammo di “periodo di immunità”? Del resto, considerate le tempistiche del mercato, sarebbe stato ingiusto e sbagliato mandare immediatamente a sentenza l'allenatore. Perché ha lavorato per tutta l'estate su una squadra “fantasma” e perché, in particolare per quanto riguarda il centrocampo, ha avuto a disposizione la rosa definitiva soltanto a stagione ampiamente iniziata. Per questo insomma, non si poteva pretendere che pronti via la Fiorentina fosse totalmente a sua immagine e somiglianza.


Identità

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Ecco. Semmai è stato proprio questo il suo errore. Aver avuto la presunzione di marchiare a fuoco fin da subito la sua creatura nonostante il gruppo avesse fatto intendere chiaramente di non essere pronto alla rivoluzione. Probabilmente sarebbe stato più saggio avere un impatto più “soft”, sfruttando il lavoro lasciato in eredità da Italiano per poi, gradualmente, imporre la nuova filosofia. Quel che è stato è stato però, e tutto sommato la brutta partenza non ha fatto danni particolari. Basta guardare la classifica: con 10 punti i viola sono assolutamente in linea con quasi tutte le sue concorrenti e, nonostante tutte le difficoltà, in Conference hanno fatto quello che dovevano: passato il playoff, e vinto la prima gara del maxi girone.

Ruotare e cambiare

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A proposito. Proprio il riferimento a quanto successo in Europa ci serve da spunto per parlare di quella crescita alla quale è chiamato Palladino perché se l'obiettivo è far meglio delle passate stagioni non si può che passare da una gestione perfetta della rosa. Anche in questo caso, il mister è parso non guardare alle lezioni del passato. Ha cambiato praticamente tutta la formazione e quando si cambiano 9 o addirittura 10 undicesimi tra una partita e l'altra, ormai si sa, il risultato è (quasi) sempre disastroso. Certo, ciò non significa togliere responsabilità ai giocatori. Anzi. Gente come Sottil, Beltran, Ikonè e Kayode, tanto per citarne alcuni, deve dare molto ma molto di più. La domanda è: è una pretesa legittima? Oppure, visto che gli indizi iniziano ad essere parecchi, salvo rare eccezioni è quello il livello che sanno e possono garantire? Il solo fatto che sorga un dubbio del genere comunque, basta e avanza per capire come mai restano delle perplessità sul fatto che a lungo termine la Fiorentina possa pensare di andare oltre quanto fatto negli ultimi tre anni.

In campionato, sicuramente, e pure nelle coppe. Si vedrà. Intanto però, e questo fa sicuramente ben sperare, Palladino ha dimostrato di saper tornare indietro rispetto alle proprie convinzioni e, come per magia, la squadra è parsa ritrovare spirito e voglia di lottare insieme. Tocca al tecnico adesso portar tutti con sé, evitando di lasciare qualcuno per strada. Vale per ogni singolo giocatore ma, in particolare, per personaggi come Biraghi e Quarta. Leader tecnici ed emotivi di questo gruppo che, almeno per il momento, son stati messi fuori. Una scelta coraggiosa, e per quanto visto sul campo sicuramente giusta, ma che dovrà essere accompagnata da chiarezza e rotazioni sagge. A Monza, questi problemi non c'erano. A Firenze, e alla Fiorentina si. A Palladino il compito di capirlo (e per certe cose ha già fatto vedere di essersene accorto) e alla società, aspetto fondamentale, quello di supportarlo con più forza possibile. La prima “burrasca”, da questo punto di vista, è stata superata. Adesso però, vietato fermarsi.