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L'imbucata

Beltran, la situazione: tanti dubbi ed una provocazione

Matteo Magrini l'imbucata
Quello riguardante l'attaccante argentino rappresenta uno dei temi più caldi dell'estate viola: quale sarà la sua effettiva posizione nello scacchiere di Palladino?
Matteo Magrini

C'è un enorme non detto in questi primi giorni di mercato della Fiorentina. O meglio. Una questione che nessuno, o comunque in pochissimi, stanno affrontando. Un caso che ha un nome e un cognome: Lucas Beltran. Uno che meno di un anno fa veniva accolto come una specie di fenomeno (potere dei tanti soldi spesi per prenderlo e dell'essere argentino) nonostante in realtà non fosse accompagnato da chissà quali numeri o “recensioni”. Certo, se ne parlava come di un giocatore giovane e interessante, ma quell'entusiasmo era oggettivamente esagerato.

Niente di sbagliato, sia chiaro. Perché è proprio quello il bello di Firenze. Basta poco per accenderla e il suo acquisto, dopo un breve duello con la Roma, fece sognare ai fiorentini di aver per le mani una specie di nuovo Batistuta. A proposito. Tornando allo sprint con i giallorossi, vale la pena tornare per un attimo a quei giorni per ristabilire un minimo di verità su come andarono le cose. A far la differenza infatti non fu la volontà del giocatore. Al contrario.


A far pendere la bilancia verso Firenze furono i soldi messi sul piatto dalla società per il cartellino. Il doppio, più o meno, di quelli proposti dai giallorossi. Da una parte circa 12 milioni dall'altra, e scusate se è poco, 12,5 più altri 12,5 di bonus non impossibili da raggiungere. E' stato per quello che proprio quando Lucas sembrava aver scelto la Roma da parte del River Plate partì qualcosa di molto simile ad un ultimatum: “O accetti la Fiorentina – fu il senso di quello che gli dissero i dirigenti – o resti qua”. Se si dice che la Fiorentina (e nessuno gliene vuol fare una colpa) lo ha pagato come minimo troppo insomma, non si va molto troppo lontani dalla realtà.

Il ruolo de El Vikingo

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E così torniamo a quello che è successo in questa stagione ma, soprattutto, a quella che abbiamo alle porte. Perché se è vero che i viola sono a caccia di un grande centravanti, resta da capire cosa ne sarà di Beltran. “Lo abbiamo preso come prima o seconda punta poi è stato il mister (Italiano, ndr) a spostarlo sulla trequarti ma se chiedete a me penso che debba stare più vicino alla porta”. Parole chiare di Daniele Pradè ma che, visto che Palladino sembra deciso a ripartire o dal 4-2-3-1 o dal 3-4-2-1, portano con un sé un enorme punto interrogativo: dove sta Beltran? O trequartista, e quindi nel ruolo che gli aveva cucito addosso l'ormai ex allenatore, o addirittura defilato sul centrodestra o sul centrosinistra. Tutto è possibile, per carità, ma per quanto ci riguarda l'unica vera soluzione (anche se evidentemente non convince il direttore sportivo) è confermarlo come finto numero 10.

Quel che è certo è che la prossima per Beltran sarà una stagione determinante. Dopo dodici mesi di più che giustificabile difficoltà di adattamento infatti non lo si può più aspettare e il fatto che nel calcio di Palladino (almeno in teoria) non ci sia una collocazione ideale certo non induce a grande ottimismo. “E' importantissimo capire cosa pensa il mister”, ha detto in queste ore un maestro del giornalismo come Alberto Polverosi. Ha ragione, perché se per il tecnico l'argentino fosse un centravanti allora non si spiegherebbe (a meno che non si voglia relegare Lucas al ruolo di vice) la voglia di concentrare tutti questi sforzi nella ricerca di un 9. Se invece lo considera un trequartista, o se pensa di ripartire dal 3-4-2-1, si aprirebbe un primo (fisiologico eh, intendiamoci) motivo di discussione tra allenatore e dirigenza.

L'importante ovviamente è che ci siano idee chiare perché c'è solo una cosa che la Fiorentina non può permettersi: passare un'altra stagione in preda a dubbi ed equivoci facendo si, in quel modo, che il valore di questo ragazzo cali ancora. Per intendersi: se non si sa bene che farsene, e se non si è convinti al 100% del suo valore, meglio cederlo. Una provocazione? In parte si, ma non così tanto. Diciamo che è un invito ad affrontare la questione ma siamo certi, e magari ci verrà spiegato durante la presentazione di Palladino, che all'interno del Viola Park è già tutto chiarissimo.

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