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Il ‘caso Lippi’ provoca un terremoto nel settore degli agenti

Marcello Lippi ha dovuto rinunciare all'incarico in Figc per non danneggiare il figlio. Ma tanti sono i casi di parenti che rischiano la sospensione

Alessandro Nepi

Dopo il caso Lippi che ha rinunciato all'incarico in Figc per non danneggiare il figlio le acque nel mondo degli agenti sono piuttosto mosse. Intanto, scrive oggi il sito calcioefinanza.it,  la Corte federale d’Appello ha depositato il suo parere consultivo e se Lippi fosse stato nominato direttore tecnico in Figc, il figlio Davide sarebbe stato sospeso dal registro degli agenti dei calciatori. La decisione della Corte minaccia un terremoto nel settore degli agenti perché l’incompatibilità riguarda anche gli incarichi presso i club e non solo in Figc.

Il parere è stato girato alla Commissione procuratori sportivi che esaminerà i tanti casi di agenti figli di papà che non potrebbero esercitare l’attività. Rischiano la sospensione, il divieto di rappresentare nuovi giocatori. E la Corte avverte: non si può ricorrere a prestanomi o a società di agenti per mascherare il conflitto.