Non ci sono più parole per descrivere Franck Ribery. Calciatore fantastico, di un'altra categoria, vicino - non a caso - qualche anno fa al Pallone d'Oro. La Fiorentina non può fare a meno del suo fuoriclasse, l'unico campione presente in rosa. Le gare contro Brescia e, soprattutto, Lazio hanno confermato quanto il francese sia mancato alla squadra viola in questi lunghi, sette mesi. Perché l'ex Bayern Monaco infonde fiducia e sicurezza ai compagni. E poi mica tutti i giocatori segnano un gol come quello di ieri. La serpentina dell'Olimpico ha ricordato quella realizzata a San Siro contro il Milan. E non dimentichiamoci dell'assist fornito a Ghezzal all'alba del secondo tempo. La traversa colpita dall'algerino ha rappresentato, purtroppo, le sliding doors del match. Sul 2-0 la strada verso i tre punti sarebbe stata in discesa per la Fiorentina. La Lazio, invece, avrebbe dovuto abbandonare i sogni scudetto.
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Ribery c’est chic: i campioni fanno la differenza, ma per tornare grandi servono altre “certezze”
La gara di ieri ha confermato la centralità e l'importando di Ribery nella Fiorentina. Per tornare in Europa non bastano giovani di belle speranze
La rimonta subita fa male, malissimo e il rigore concesso da Fabbri a Caicedo grida vendetta. Ma proviamo a lasciare da parte le sviste arbitrali. La partita dell'Olimpico ha confermato la centralità e l'importanza di Ribery nel progetto viola. Se la Fiorentina non è dipendente dal transalpino, poco ci manca. Servirebbe, però, un altro fuoriclasse in rosa. Non basta una formazione composta da soli giovani di belle speranze per conquistare, la prossima stagione, la qualificazione in Europa, obiettivo conclamato di Rocco Commisso. Ok la gioventù, ma occorre anche l'esperienza. I campioni fanno la differenza, alzano il livello di competitività della squadra. Volendo fare una "proporzione", potremmo scrivere che Ribery sta alla Fiorentina come Ibrahimovic sta al Milan. Servono "certezze" per tornare grandi.
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