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Quindi aveva ragione Liedholm?

Contro il Milan la Fiorentina ha confermato il paradosso di Liedholm: in inferiorità numerica i viola hanno giocato meglio che in 11 contro 11. Ma non si può far finta di niente del non gioco dei primi settanta minuti

Stefano Niccoli

Alzi la mano chi si aspettava la reazione della Fiorentina dopo l'espulsione di Dalbert. Il Milan, in 11 contro 10 e in vantaggio di un gol, avrebbe dovuto "semplicemente" amministrare la gara, abbassando i ritmi e nascondendo il pallone ai ragazzi di Iachini. Da quel momento in poi, però, i rossoneri hanno smesso di giocare, hanno perso equilibri che erano stati perfetti fino a venti minuti dal triplice fischio. Romagnoli & co. si sono sentiti troppo sicuri di loro stessi. Il problema è che, in questo turbolento periodo storico, il Milan non ha né la forza né l'esperienza di addormentare le partite.

Dall'altro lato dobbiamo elogiare la Fiorentina, brava a conquistare un punto insperato quanto prezioso, che le consente di restare un passo sopra la zona rossa della classifica. I viola hanno creato di più in inferiorità che in parità numerica. Un paradosso. La domanda, allora, sorge spontanea: in dieci si gioca meglio come sosteneva Nils Liedholm? Il primo caposaldo della lezione del Barone era di carattere psicologico: "La squadra con l'uomo in più tende a rilassarsi e a concedere spazi per il contropiede". Ieri è andata proprio così. Complimenti a Iachini per aver osato inserendo Cutrone che ha dato la scossa ai suoi compagni. Impossibile, però, non soffermarsi sul non gioco dei primi settanta minuti. Ci saremmo aspettati una squadra più coraggiosa e propositiva. La Fiorentina, invece, ha lasciato il pallino della manovra al Milan. Le difficoltà a costruire gioco, soprattutto al Franchi, sono evidenti. La riprova l'avremo l'8 marzo contro il Brescia. Prima ci sarà lo scontro diretto contro l'Udinese. Giocare in trasferta potrebbe essere un vantaggio. Un paradosso anche in questo caso.