LEGGI ANCHE
Un 30 agosto folle
—Sono andato allo stadio la mattina per attivarmi, convinto che sarei stato in campo contro il St. Pauli alle 20:30. L'allenatore, Bo Svensson, mi ha detto che sarei partito titolare. Non pensavo che ci sarebbero state altre novità. La Fiorentina aveva fatto un'offerta dieci giorni prima, ma non era interessante per me, non in quei termini: avrei giocato all'Union almeno per un altro anno. Avevo ancora tre anni di contratto, mi andava benissimo. Mentre mi riposavo, ho ricevuto molte chiamate dal mio agente sul cellulare. L'ho richiamato: la Fiorentina aveva accettato le condizioni che volevamo. "Oh mio Dio". Mancavano solo quattro ore alla partita. Cosa avrei dovuto fare?
Gosens racconta di aver parlato prima col ds, poi con l'allenatore, tutto questo mentre l'Alte Forsterei, lo stadio dell'Union Berlino, si stava riempiendo e i tifosi avevano già cominciato a cantare cori contro di lui. "Difficile immaginare qualcosa di più assurdo", ammette. Al suo posto ha esordito il giovane Tom Rothe, che ha saputo tutto a mezz'ora dal fischio d'inizio: "Gli ho creato un disagio assoluto. Ero scioccato, anche per me è stata una situazione spiacevole e brutta".
E allora perché la Fiorentina?
—"Sapevo razionalmente che avrei accettato l'offerta se fosse arrivata due settimane prima. Anche se la situazione era davvero schifosa, sapevo che era la cosa giusta per me e la mia famiglia”, conclude Gosens, che sottolinea quanto sia stato a proprio agio a Berlino e quanto sia stato difficile per lui lasciare all'ultimo secondo la squadra. Ma la voglia di tornare in Italia, una volta che la Fiorentina ha fatto un passo verso di lui, era davvero troppa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA