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Diciotto mesi dopo, la salvezza ripassa dal Genoa. Come quel 26 maggio 2019

Contro il Genoa di Prandelli la Fiorentina ripartì per iniziare l'era Commisso, che non è ancora decollata

Pier F. Montalbano

Atalanta, Sassuolo, Verona e per chiudere Juventus. Ma prima c’è il Genoa, che inaugura un dicembre complicato e pieno di insidie per una Fiorentina ancora senza identità. Il calendario mette i brividi ad una squadra smarrita che a causa del Covid ha temporaneamente perso anche la sua nuova guida, quel Cesare Prandelli chiamato a risollevare una situazione a dir poco preoccupante. E anche se tutto è cambiato, a partire dalla società, i viola stanno rivivendo gli incubi di (soli) 18 mesi fa quando – proprio contro il Grifone - si chiudeva una stagione tribolata e un’era, quella dei Della Valle che sembrava l’inizio di un new deal ricco di soddisfazioni.

E invece tutta Firenze è ripiombata nello sconforto. Anno di transizione, anno di consolidamento che si trasforma in anno di paura. Se pochi mesi fa Iachini aveva salvato la baracca dopo il disastro Montella, in questa stagione la classifica è di nuovo (e forse anche di più) pericolosa: un inizio incoraggiante ha presto lasciato spazio al non gioco e a risultati insufficienti e la striscia negativa è proseguita con l’arrivo del tecnico di Orzinuovi in panchina. Ma se in campo la scossa non è arrivata, Prandelli ha palesato pubblicamente quelli che sono i problemi della Fiorentina, non solo tecnici ma soprattutto mentali. L’allenatore non si è nascosto dietro ad una maschera o a frasi fatte, ma ha centrato il punto: l’organico non vale la posizione che occupa, ma la radice del problema è la testa dei giocatori e di un gruppo che si abbatte alla prima difficoltà e si scioglie come neve al sole non appena le cose prendono una piega diversa dal copione.

Insomma, anche con l’arrivo di Commisso la Fiorentina non è ancora riuscita ad uscire da un’impasse lungo ormai più di quattro anni dove, volente o nolente, tutto è andato storto.

E pensare che il 26 maggio 2019, i tifosi viola iniziavano di nuovo a sognare. Quell’emissario (Joe Barone) di un magnate italo-americano (Rocco Commisso) fotografato in tribuna dette via al tam-tam di voci che portarono nel giro di una settimana al cambio della guardia al timone della società, infiammando le fantasie e facendo tornare a sognare il popolo viola. Prima però, c’era da portare a termine una missione: la salvezza, che arrivò al termine di novanta minuti bruttissimi ma vissuti col cuore in gola, contro il Genoa guidato da Cesare Prandelli. Ah, il destino. Diciotto mesi dopo, stesse squadre, stessa orrenda classifica, stessa gara che può determinare parte del futuro viola: la risalita inizia da qui, ma stavolta non basterà quello 0-0.