"Ci aspettavamo rinforzi, noi così come la società. Servono cinque o sei elementi". Davide Astori, ancora una volta non ci ha girato intorno. Questa è una Fiorentina povera a livello numerico e qualitativo, indi per cui, da qui all'esordio in campionato del 20 agosto a San Siro contro l'Inter, è lecito aspettarsi che Pantaleo Corvino consegni una squadra pronta a Stefano Pioli. Se non al 100%, quantomeno all'80%.
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Dalle parole ai fatti, prima che sia troppo tardi
Questa è una Fiorentina povera a livello numerico e qualitativo, indi per cui è lecito aspettarsi che Corvino consegni una squadra pronta, quantomeno all'80%, a Stefano Pioli per l'esordio contro l'Inter
Cosa manca? La lista è lunga, ma nemmeno troppo: un terzino sinistro, un difensore centrale, uno o due centrocampisti centrali, due se non tre trequartisti. E se parte Kalinic, anche un attaccante. Di nomi, e quindi di calciatori in ballo ce ne sono tanti. Alcuni contesi (Mor), altri attesi oltre ogni previsione (Eysseric), altri ancora corteggiati ma non ricambiati (Sturaro, Benassi). Nei fatti, fin qui ne sono arrivati solo cinque: troppo poco.
La realtà nuda e cruda, però, è che al 3 agosto Pioli ha una rosa composta da venti giocatori, di cui giusto una metà validi per poter ambire a qualcosa in più di un campionato anonimo nella parte destra della classifica, quella in cui se sbagli qualcosa fai presto ad essere risucchiato nel vortice della lotta salvezza.
Il tesoretto per aggredire il mercato c'è, le idee (si spera) pure, dunque adesso è giunto il momento di passare all'azione. Perché non allestire in fretta una squadra degna di essere chiamata tale rischia di incrinare sul nascere il rapporto con l'allenatore, che già dopo il ritiro di Moena si sarebbe aspettato almeno un paio di innesti. E invece è arrivato solo Veretout. Non è sufficiente, non può esserlo.
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