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Fábregas non li ha trovati, Pioli sì: così risponde l’azzurra Fiorentina

Fábregas non li ha trovati, Pioli sì: così risponde l’azzurra Fiorentina - immagine 1
Tutte le differenze tra la Fiorentina di Pioli e il Como di Fabregas
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

Fiorentina-Comonon sarà una semplice sfida di campionato in Serie A. Sarà anche una battaglia di idee, il simbolo di due movimenti che stanno provando a cambiare il calcio italiano – e non solo. Da una parte il club di Rocco Commisso, ormai protagonista in Europa da diversi anni e alla ricerca della consacrazione definitiva; dall’altra la società dei fratelli Hartono, che a suon di milioni hanno risollevato il Como trasformandolo in una delle realtà più interessanti del nostro calcio.

Sono 104 i milioni spesi dal Como nell’ultima sessione di mercato: un’enormità se rapportati alle dimensioni del club, pochi spiccioli se invece consideriamo la potenza economica della famiglia indonesiana a capo della società. Questo tipo di gestione finanziaria rappresenta la prima grande differenza tra i due club. Rocco Commisso è da sempre attento all’equilibrio di bilancio, pur investendo cifre importanti ogni stagione. Il fair play finanziario è la grande “Spada di Damocle” che pende sulla testa della Fiorentina, ma che – almeno per ora – non riguarda il club lariano.

L’Europa è un traguardo prestigioso per tutti, ma comporta anche tante responsabilità. Il Como, se mai riuscirà a qualificarsi, dovrà imporre un deciso freno a queste spese milionarie. Il “no” a Nico Paz rappresenta un segnale chiaro della forza del club allenato da Fábregas. Chi, in Serie A, rifiuterebbe un’offerta da 70 milioni per un proprio giocatore?

Un’altra grande differenza tra Fiorentina e Como riguarda la presenza di giocatori italiani. Su 31 elementi della rosa di mister Fábregas, ben 25 sono stranieri.“Sono arrivati sette spagnoli, abbiamo fatto fatica a trovare giovani italiani che alzassero il livello”, dichiarò l’allenatorein conferenza stampa prima dell’inizio della stagione. Una frase che fa riflettere, vista la situazione attuale del calcio italiano. Per questo Stefano Pioli, con i suoi 17 giocatori di nazionalità italiana, sarà chiamato a dare risposte sul campo, dimostrando che lui e la sua dirigenza hanno saputo trovare eccome calciatori italiani in grado di alzare il livello. Magari schierando insieme Nicolussi Caviglia e Fazzini dal primo minuto.