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Che senso avrebbe avuto tenere degli esterni in estate?

Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 
Chi avrebbe preferito tenere uno dei due esterni rinunciando a Roberto Piccoli o a Nicolussi Caviglia?

"Con il “senno di poi” si comprende sempre tutto. Servirebbe un “senno di prima” per farsi meno male". Eh sì, a questa Fiorentina servirebbe davvero un “senno di prima”: sarebbe tutto più semplice. Ma così non è, e piangere su ciò che non potrà mai accadere è solo un modo per perdere tempo. Guardiamo allora ciò che può accadere adesso, con Paolo Vanoli che si ritrova davanti alla settimana più importante dal suo arrivo alla Fiorentina: cinque giorni per cambiare qualcosa, provare a battere il Sassuolo e rilanciare una stagione viola fin qui tragica.

Si ripartirà da qui: da un cambio di modulo che ridisegnerà la Fiorentina che vedremo al Mapei Stadium. Come? Ancora presto per dirlo, ma un cambiamento ci sarà. Le parole nel post Atalanta-Fiorentina sono state chiare, con quel riferimento agli esterni che riporta al 4-2-3-1 visto con il Torino, anche a Sassuolo potrebbe optare per un 4-3-1-2. Comunque, è vero che la rosa viola non ha ali di ruolo, ma soltanto con il senno di poi, appunto, si potrebbe criticare questa scelta. Quest’estate, con il 3-5-2 come punto di riferimento e Stefano Pioli in panchina, che senso avrebbe avuto trattenere degli esterni?

Una provocazione che, in parte, assolve il tanto criticato Daniele Pradè. Nei mesi di luglio e agosto era impossibile immaginare un’evoluzione simile. Inoltre, trattenere giocatori come Sottil e Ikoné – gli unici esterni in rosa – sembrava controproducente. Rimpiangerli adesso sarebbe paradossale, considerando le loro prestazioni spesso altalenanti e il giudizio critico della piazza. L’unica scelta davvero discutibile dell’estate è stata quella di fidarsi ciecamente delle capacità di Stefano Pioli, senza prevedere un piano alternativo. Il mercato è stato costruito tenendo conto delle possibilità economiche del club e delle richieste dell’ex tecnico del Milan (un centrocampista, un attaccante e un difensore). L’esterno non rientrava nei piani, e qualche mese fa sembrava la scelta più logica. Chi avrebbe preferito tenere uno dei due esterni rinunciando a Roberto Piccoli o a Nicolussi Caviglia? Gli spazi in rosa erano questi.

Perché allora non cercare un giocatore capace di ricoprire più ruoli? Un po’ come Folorunsho lo scorso anno, o Bove: un centrocampista impiegabile anche sulla fascia, che ha poi fatto la fortuna di Raffaele Palladino. L’attuale tecnico dell’Atalanta aveva una rosa più ampia, capace di cambiare pelle a piacimento. Colpani e Zaniolo, per esempio, offrivano più soluzioni in avanti, anche se i risultati non sono stati comunque entusiasmanti. Forse è qui che si colloca il vero limite dell’ex direttore sportivo viola.

Resta però vero ciò che dice Paolo Vanoli: nel calcio moderno gli esterni sono fondamentali. Non lo erano altrettanto per la Fiorentina costruita a inizio anno. E per questo motivo il cambio di modulo sarà complicato, ma non impossibile. Il passaggio alla difesa a quattro sembra ormai scontato: è una soluzione che l’allenatore viola sta provando con continuità dal suo arrivo a Firenze. La vera difficoltà sarà capire se si opterà per il centrocampo a tre oppure se Vanoli proverà ad adattare qualche giocatore già presente in rosa: Gosens? Gudmundsson? Richardson? Fortini?

Il tutto in attesa di un mercato di gennaio che potrà aiutare, ma non farà miracoli. Anche perché i 90 milioni spesi in estate pesano come un macigno sui conti del club, per non parlare dell’esonero di Stefano Pioli. Forse, con una cessione (Comuzzo?), qualcosa si potrà muovere. Ma difficilmente si arriverà al Berardi di turno. Vanoli dovrà quindi essere bravo a inventarsi qualcosa di nuovo, capace di dare nuova linfa a una Fiorentina ormai abbandonata a se stessa.