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Il derby di Carlo

Né televisione né computer, ma il calcio era comunque tra le passioni di Carlo Monni. E il suo cuore da tifoso...

Alessio Crociani

Se fosse ancora tra noi, probabilmente questo articolo non lo avrebbe letto. Già, perché in casa Monni non c'era neanche la televisione, figuriamoci il computer o l'IPhone per navigare sul web... La tecnologia non gli apparteneva, troppo artificiosa, distante anni luce da quel poeta, attore e musicista d'altri tempi che per sua stessa ammissione viveva ancora con un piede nel medioevo. Altro che hashtag e pagine ufficiali: sandali, borsello d'ordinanza a tracolla e via a macinare chilometri lungo i viali alberati delle Cascine. Il calcio però lo seguiva eccome via radio. E qua arriva la brutta notizia: Carlo tifava Empoli.

Nato a Champs sur le Bisançe, come amava definire la sua Campi Bisenzio (dove recentemente gli è stata dedicata una statua, dopo il teatro), legato in maniera indissolubile a Firenze ma col cuore azzurro. "Perché noi di provincia... ", argomentava fiero ed orgoglioso con l'immancabile gin tonic in mano. Eppure in quel modo guascone di vivere a modo suo, di ridere sguaiatamente e di arrabbiarsi, c'era tanto del tifoso viola sui generis. Per questo la partita di domani al Castellani sarà anche il derby di Carlo. Sperando che una vittoria della Fiorentina possa essere il trampolino di lancio per futuri trionfi, ma con la consapevolezza che "l'è inutile far finta: c'ha trombato la miseria e semo rimasti incinta".

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