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L’attacco della Fiorentina stenta. CorSport: “In campo non vanno le figurine”
L'attacco della Fiorentina doveva essere il fiore all'occhiello di una squadra che puntava in grande. E vedendo i nomi, ripensando a quest'estate, veniva facile sognare: Albert Gudmundsson, Edin Dzeko, Moise Kean, Roberto Piccoli. Un quartetto che, sulla carta, aveva tutto: classe, esperienza, potenza, atletismo. Un poker d'assi dal valore di cento milioni, con all'interno il vice-capocannoniere dell'ultima Serie A e che aveva aggiunto un attaccante classe 2001 da doppia cifra e uno da più di 450 reti nel curriculum. Invece, la Fiorentina si è dimostrata l'ennesimo esempio di come in campo non giochino le figurine.
Dopo mesi di prove, prima con Pioli, con esperimenti estivi che comprendevano ben tre attaccanti su quattro in campo contemporaneamente. Tutto, poi, naufragato già in Inghilterra, quando appariva già chiaro che, per come era stata pensata, questa Fiorentina non poteva reggere tre calciatori offensivi del genere, con in più uno Dzeko ancora lontano dai fasti del passato. Dall'inizio del campionato sono state provate tutte le coppie: la più utilizzata è stata la "classica" Gudmundsson-Kean, già vista lo scorso anno, per un totale di 606 minuti e tre reti segnate dal duo italo-islandese. L'ex Genoa è stato schierato anche con Dzeko e Piccoli per una manciata di partite e per entrambe le coppie non siamo mai andati sopra il singolo gol.
Il nuovo tecnico, Paolo Vanoli, invece, sta provando a dar continuità soprattutto a una coppia, quella formata da Moise Kean e Roberto Piccoli, titolari nelle ultime due gare di campionato. Ancora l'affiatamento tra i due non sembra essere sbocciato, anche perché spesso si sono pestati i piedi, ma le scarse condizioni di Gudmundsson e Dzeko non lasciano margine di manovra in altri sensi. Lo riporta il Corriere dello Sport
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