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Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?

Pablo Daniel Osvaldo e la Fiorentina. Una storia d’amore breve ma intensa. Diciotto mesi vissuti a cento all’ora

Stefano Fantoni

Era l'estate del 2007, quando Pantaleo Corvino convinse la società gigliata a sborsare 4,5 milioni di euro per un ventunenne semisconosciuto dell'Atalanta, che in carriera aveva segnato una decina di reti in Argentina e altrettante in Italia tra Serie A e B. Le battute cinematografiche (Barba o capelli? Osvaldo!) presto lasciarono spazio al campo. Doppietta al debutto in maglia viola contro il Livorno e rete in Coppa UEFA all'AEK Atene. Niente male per una riserva alla prima esperienza importante. L'apice, però, doveva ancora arrivare.

2 marzo 2008, una data che i tifosi viola non dimenticheranno mai. La Fiorentina di Prandelli è sul 2-2 contro la Juventus a Torino. Sissoko e Camoranesi avevano annullato il vantaggio iniziale di Gobbi, poi Papa Waigo aveva riagguantato il pari nel finale. Manca qualcosa per rendere epica una giornata speciale e quel qualcosa si palesa al minuto 93. Cross di Papa Waigo, colpo di testa in tuffo di Osvaldo, palla in rete. È l'apoteosi. L'argentino perde ogni freno e si dirige verso il curvino per esultare con la mitraglia, come era solito fare il più illustre proprietario della maglia numero nove. Quel ragazzo sconosciuto arrivato dall'Atalanta è ufficialmente nei cuori dei tifosi della Fiorentina. Ma non gli basta, perché, dopo aver realizzato uno dei rigori nella lotteria finale contro l'Everton, con una rete spettacolare sigilla la qualificazione in Champions League. Il teatro è ancora Torino, stavolta di fronte ci sono i granata, e a venti minuti dalla fine, quando il Milan già pregustava il sorpasso, ecco che Osvaldo tira fuori dal cilindro una rovesciata pazzesca, che fa esplodere di gioia tutto il popolo viola.

La fine, però, è vicina. Prandelli punta forte su Gilardino e Mutu, Jovetic è in rampa di lancio, così gli spazi si riducono e nel gennaio 2009 Osvaldo parte in direzione Bologna. Il primo gol con la nuova maglia arriva qualche mese più tardi contro... la Fiorentina. Niente esultanza, in rispetto dei vecchi tifosi. L'esperienza in Emilia termina dopo un anno, Osvaldo emigra all'Espanyol e dodici mesi più tardi torna in Italia, alla Roma. Un'avventura turbolenta, fatta di gol e litigi. E di gol alla Fiorentina. È il 4 maggio 2013, i viola di Montella assaltano il fortino giallorosso; pali, miracoli di Goicoechea, la palla non vuole entrare. Al 93', che evidentemente è il suo minuto preferito, Osvaldo inzucca di testa sotto la Ferrovia il gol decisivo. Altra esultanza con mitraglia, stavolta sotto il curvino dei tifosi giallorossi. In quel momento qualcosa si è rotto, o forse no.

Stasera Osvaldo e la Fiorentina saranno ancora avversari. L'accoglienza del Franchi sarà quella degli ultimi incroci, con un misto di fischi e indifferenza. Ma più di un tifoso, sentendo pronunciare Osvaldo, ricorderà mentalmente il minuto 93 del 2 marzo 2008.

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STEFANO FANTONI

Twitter @stefanto91