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Le Pepite di Rossi

L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara

Redazione VN

È uscito dallo stadio col pallone sotto il braccio. Tre gol alla Juve vanno sistemati bene in vista. Ma la verità è che Giuseppe Rossi mica l’aveva capito quello che aveva combinato. Ecco quello che ha scritto ieri sul suo sito personale: «Appena sono uscito dal campo ancora non mi rendevo conto… poi ho respirato Firenze e i tifosi Viola e mi sono accorto solo allora di quello che avevamo combinato. Una partita epica, una giornata memorabile…sotto di due a zero contro uno squadrone come la Juve, siamo risorti e abbiamo regalato una gioia indescrivibile a noi stessi, alla società e a tutta Firenze. Il pallone della tripletta è già a casa in bacheca… grazie a tutti e Forza Viola sempre».

Diciamo che lui ha travolto la Juve e il cuore di Firenze ha travolto lui, che come tutti i suoi tifosi mai si dimenticherà di una partita che nemmeno un film. Questa tripletta è una cosa seria. Soprattutto se questi gol lanciano Pepito in testa al mondo degli uomini gol. Otto partite, otto reti. Nessuno lo avrebbe mai immaginato. Nemmeno Daniele Pradè e Federico Pastorello quando a metà novembre di un anno fa si ritrovarono a cena con Rossi a New York. Allora non si parlò di soldi ma di Fiorentina, perché Pepito voleva sapere tutto: delle idee di Montella, dei metodi di lavoro e degli obiettivi. Gli si illuminavano gli occhi all’idea di tornare a giocare a pallone. E poi l’Italia, Firenze, i mondiali di Rio. E così tutto è andato come doveva andare. E dopo quasi un anno eccoci qui a riguardarci queste otto reti: quelle facili, quelle fantastiche. E perfino quella segnata di destro, il piede sbagliato.

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