Sua fu la regia del colpo Cristiano Ronaldo, l’operazione che nel 2018 scosse il calcio italiano e portò alla Juventus il campione portoghese dal Real Madrid. Ma ridurre la carriera dirigenziale di Fabio Paratici a quell’affare sarebbe limitante. Il suo percorso è costellato di intuizioni decisive, prima in coppia con Giuseppe Marotta e poi da uomo forte dell’area sportiva bianconera, fino all’esperienza al Tottenham. Un curriculum che oggi lo rende un nome concreto per il ruolo di head of football della Fiorentina, chiamata a una rifondazione profonda.
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Paratici, da Arthur a CR7: top & flop della sua carriera da direttore sportivo
Nato a Borgonovo Val Tidone il 13 luglio 1972, ex centrocampista da calciatore, Paratici muove i primi passi da dirigente alla Sampdoria, dove cresce come capo scouting e poi direttore sportivo sotto la guida di Marotta. In blucerchiato contribuisce a una delle stagioni più brillanti del club, con la qualificazione ai preliminari di Champions League e lo scudetto Primavera. È l’inizio di un metodo di lavoro basato su osservazione, coraggio e capacità di anticipare il mercato.
Nel 2010 segue Marotta alla Juventus e diventa uno degli architetti del ciclo più vincente della storia recente bianconera. Diciannove trofei, nove scudetti consecutivi e una serie di operazioni che segnano un’epoca. Dopo l’addio a Torino nel 2021, l’esperienza al Tottenham lo mette di fronte a un contesto diverso, più complesso, dove non tutte le scelte avranno lo stesso impatto. Ed è proprio qui che emergono luci e ombre del suo operato.
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