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Kean come Leao, Gud come Diaz: come Pioli può replicare il 3142 che stese il Napoli

Matteo Torniai Redattore 

Ora Pioli ha una nuova sfida: applicare i medesimi princìpi alla Fiorentina di oggi, readattandoli ai volti e al sistema a disposizione. Innanzitutto il tema centrale è il controllo del regista. Nel 2023 Bennacer aveva il compito di limitare Lobotka: non tanto con giocate spettacolari, ma con posizionamento, pressione selettiva e capacità di rompere il primo passaggio. Oggi quel compito può essere declinato su Nicolussi Caviglia oppure su Fagioli/Sohm a seconda delle letture di Pioli. Nicolussi ha qualità che lo rendono adatto a un ruolo “da baricentro”: visione, capacità di lancio lungo, piedi educati e personalità nei calci piazzati. Se gli si chiede di agire come un vertice basso che accorcia su Lobotka e poi distribuisce, la Fiorentina può replicare il filtro del Milan, costringendo il Napoli a soluzioni più sporche e lunghe. Alternativa: lasciare Nicolussi in posizione più profonda come regista puro e chiedere a Fagioli o Sohm di alzarsi e disturbare Lobotka nella prima costruzione.

Il secondo filo rosso è la linea difensiva e la gestione delle palle alte e dei duelli. Kjær–Tomori nel Milan furono determinanti nel limitare Osimhen; la coppia Pongracic–Ranieri (con Comuzzo a completare) non è identica a quella rossonera, ma può svolgere lo stesso lavoro di equilibrio: fisicità, letture preventive e scatti laterali per contenere le sovrapposizioni e gli inserimenti.

Fondamentale sarà anche il ruolo dei terzini: Dodò e Gosens devono offrire ampiezza ma anche tornare in fretta alla copertura. Il Milan riuscì a scaricare sulla corsia sinistra la spinta di Leão e contemporaneamente, dall'altra parte, a tenere stretti i raddoppi sul georgiano Kvaratskhelia (oggi ci può essere il Lang, comes esterno, o il McTomianay di turno, come tuttocampista); la Fiorentina, con meno velocità pura negli esterni offensivi, dovrà essere più intelligente nella scelta dei tempi di aggressione e di controllo.

Il terzo ingrediente è la transizione: nel Milan era Leão a fungere da detonatore, l’uomo che trasformava un recupero in potenziale gol in pochi secondi. Kean non è Leão, ma ha la velocità e il senso del movimento per fare male in campo aperto; Piccoli, al contrario, rappresenta il riferimento d’area che trattiene e fa salire la squadra. Il binomio Kean–Piccoli (o Dzeko) può diventare la versione viola della coppia “velocità + fisicità” rossonera, a patto che il trequartista o il compagno tra le linee trovi i tempi per servirli. Qui entrano in gioco due scenari tattici complementari che Pioli può scegliere in base alla disponibilità di Gudmundsson o, in alternativa, di Fazzini:

  • 3-5-2 dinamico; 3-1-4-2 in possesso: in impostazione la Fiorentina può trasformarsi come il Milan allora: con Nicolussi che abbassa, le due mezzali (Fagioli e Sohm o Mandragora) più larghe e i terzini molto alti. Così la squadra apre il campo. In questa veste Nicolussi svolge il ruolo di raccordo basso e di filtro su Lobotka; Fagioli (più rifinitore) e Sohm (più dinamico) diventano i motori che innescano Kean e Piccoli in profondità. L’assetto garantisce densità centrale, possibilità di raddoppio sugli esterni e occasioni in ripartenza per sfruttare la velocità di Kean.
  • 3-4-1-2 con trequartista: se Pioli preferisce rompere gli spazi con un uomo tra le linee, l’inserimento di Gudmundsson (se recuperato) o di Fazzini diventa cruciale. Gudmundsson, come Díaz all’epoca, può accentrarsi, provare giocate strette e servire le punte in movimento; Fazzini, più diretto nell'uno contro uno, offrirebbe soluzioni in profondità e imprevedibilità. Questo assetto abbassa leggermente la pressione sulle mezzali e richiede però che i laterali garantiscano corse di ritorno impeccabili.
  • Un’altra lezione dal Milan 2023 è la gestione degli episodi: i rossoneri non si fecero trascinare dal ritmo forsennato imposto dal Napoli, resistettero a ondate di calci d’angolo e azioni confuse e trasformarono il singolo episodio (la giocata di Diaz o una parata di Maignan) in leva psicologica. Per la Fiorentina significa che, oltre alla tattica, conterà la lucidità difensiva, la capacità di non perdere la testa dopo un’occasione sprecata e l’efficacia sui calci piazzati - quando Nicolussi può rivelarsi utile, sia per i lanci che per il piede sui piazzati.