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Ma il Barcellona non era nei guai? Come può permettersi Kean

Matteo Bardelli Redattore 

Dalla stagione 2019/2020 la Liga spagnola ha introdotto, per ognuna delle società del suo massimo campionato e di quello cadetto, un limite al costo del personale sportivo. Una sorta di Fair Play Finanziario interno, che prevede un tetto massimo di spesa per i calciatori, per l’allenatore, il suo vice e preparatore atletico della prima squadra. In questo conteggio rientrano le spese per le società controllate, le squadre giovanili e altre sezioni, fra cui il personale non sportivo. Quando si parla di "tetto salariale" nel massimo campionato spagnolo, stiamo parlando più tecnicamente del "limite di costo della rosa sportiva". Una sorta di limite di spesa che ogni club propone e giustifica, nel rispetto del budget a disposizione, lasciando poi all'Autorità di convalida della Liga il compito di approvare la soglia proposta. Nel caso in cui questo limite non fosse considerato adeguato, la stessa Autorità può chiedere di sistemare la cifra, in modo da far riquadrare i conti del club. Una sorta di limite per il quale le squadre devono rimanere sempre al di sotto. Anche dal regolamento della Liga il "limite di costo della rosa sportiva" comprende diverse voci:

  • Le retribuzioni salariali, fisse o variabili
  • Le retribuzioni per cessioni dei diritti d’immagine collettivi o individuali
  • Gli ammortamenti dei costi di acquisizione dei calciatori
  • Le quote della previdenza sociale
  • Indennizzi a carico dei club per la fine dei rapporti di lavoro
  • I costi per la retribuzione (o di altro tipo) di giocatori ceduti a titolo temporaneo ad altre società
  • A queste cifre vengono sottratte le spese non sportive preventivate (affitto uffici, buste paga del personale non sportivo, bollette varie), il pagamento di eventuali debiti e le perdite riportate dalla stagione precedente. Il risultato di questa operazione è il massimo che il club può spendere per la propria rosa.