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Gosens spiega il malessere di Comuzzo. Possibile sia solo il mercato?

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Può essere solo il mercato a condizionare fortemente le prestazioni di Comuzzo o c'è dell'altro?
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

Perdersi di fronte a un tramonto, bere un bicchiere d'acqua ghiacciata il 15 di agosto o togliersi le scarpe dopo una dura giornata di lavoro. Leggere l'intervista di Robin Gosensal Corriere Fiorentino dà la stessa sensazione soddisfacente. Un linguaggio preciso, dettagliato, ma soprattutto carico di sentimenti. Difficile trattenere il suo lato da "psicologo" e, menomale, verrebbe da dire. Questa Fiorentina e questo calcio avrebbero veramente bisogno di più Robin Gosens.

La "Bocca della Verità Viola" si è soffermata anche su Pietro Comuzzo. Il centrale della Fiorentina è stato per mesi sulle prime pagine dei giornali, con una super offerta dall'Arabiarespinta al mittente, dopo quella del Napoli a gennaio. La differenza? A De Laurentiis si oppose lo stesso Commisso, che blindò Comuzzo. Mentre qualche settimana fa fu proprio Comuzzo a dire di no a Inzaghi, con la società viola pronta ad accettare i quasi 40 milioni messi sul piatto dall'Al-Hilal.

Questo, come rivelato dal Corriere Fiorentino, ha scosso profondamente il giovane talento viola. Lui, che ha sempre visto Firenze e la Fiorentina come "casa sua", ha percepito quasi come un tradimento quel no all'offerta araba. Da qui il periodo complicato attraversato dal classe 2006, sfociato nel clamoroso errore contro il Polissya. Pioli lo ha sempre coccolato e ascoltato, confermando ovviamente che il mercato rimaneva un pensiero fisso per lui, ma non solo.

Certo, una domanda sorge spontanea: può essere solo il mercato a condizionare fortemente le prestazioni di Comuzzo o c'è dell'altro? La scelta di Stefano Pioli di continuare con la difesa a 3, per lui elemento fondamentale della Fiorentina, è simbolo di continuità rispetto alla scorsa stagione. Non vale lo stesso per Comuzzo, che con Palladino ricopriva il ruolo di centrale, mentre quest'anno è chiamato a compiere un lavoro particolare da braccetto di destra. Nel calcio moderno, anche i difensori devono alternare la fase difensiva a quella offensiva, e il classe 2006 sembra dover migliorare parecchio nella gestione del pallone. Per quanto riguarda la marcatura, invece, porta a casa i risultati in maniera a dir poco perfetta.

Può essere quindi il modulo a condizionare le prestazioni di Comuzzo? Potrebbe sembrare, ma in realtà non è così. Chi l'ha allenato in passato, oltre a elogiarne la reattività e l'aggressività, non vede nel ruolo di braccetto un limite per il talento di Comuzzo. Anche a 4, visto l'evoluzione del calcio moderno, il difensore centrale deve saper lavorare come braccetto. Basta pensare che Dodò è praticamente un attaccante aggiunto. Sia chiaro, se nel pensare al ruolo di braccetto pensiamo a giocatori come Bastoni, Scalvini o Calafiori siamo sulla strada sbagliata. Si parla di profili fuori dal comune, difficile anche solo imitarli.

Quindi sì, a quanto pare è stato il mercato a incidere fortemente sulle prestazioni del giocatore. Il modulo non può essere una determinante così forte nel condizionare la mente di un calciatore, pur giovane, ma da tutti descritto come un vero e proprio veterano del pallone. Adesso serve mettere un punto e ripartire. Con Comuzzo che lo farà contro chi, a gennaio, era disposto a fare pazzie per averlo con sé, dimostrando una volta per tutte che i suoi no sono più forti di tutti e di tutto.