
Ed a Roma, di fatto, si chiusero le possibilità del difensore di sfondare nel calcio ad alti livelli. Dopo i giallorossi, infatti, Saliou prova a tornare in Francia, firma per il Nancy nel 2005, ma gioca solo con la squadra riserve e a gennaio 2006 lascia i francesi per far ritorno in Costa D’Avorio con l'RFC Daoukro. Poi, ci riprova ancora, e torna in Europa dopo aver firmato con il Bellinzona, squadra allora militante nella Serie B svizzera ed allenata da Vladimir Petkovic. Gioca 3 gare, poi, a causa del suo carattere ribelle e, forse, all’eccessiva fiducia nei propri mezzi, saluta anche questo club. Si vocifera, addirittura, di alcuni toni sopra le righe rivolti allo stesso Petkovic: “Qui bisogna ascoltare Lassissi, Lassissi comanda la difesa”. L’epilogo infausto a questo punto è dietro l’angolo, e Saliou finisce la sua carriera negli anni successivi prima con i dilettanti francesi dell'Entente ed in seguito con il Sokól Skromnica, formazione amatoriale polacca con la quale nel 2012 Lassissi appende le scarpette al chiodo. Da “Nuovo Thuram” all’anonimato nel cuore della Polonia (come ci fosse arrivato non è dato sapersi). La parabola di Lassissi è stata tanto rapida quanto caduca, una carriera che sembrava in rampa di lancio, ma che ha trovato nell’avversità degli infortuni e nelle mirabolanti avventure extracampo dei personali ostacoli che non hanno permesso, forse, all’ivoriano di esprimersi veramente al top delle proprie possibilità. Con Firenze che ricorda comunque, come è nel suo stile, ancora simpaticamente quella testa matta che parlava in terza persona, quel roccioso e arcigno difensore che si metteva a tu per tu con Terim, quello spirito libero e ribelle che rispondeva al nome di Saliou Lassissi.

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