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Che fine ha fatto? Lassissi, il capo tribù che provocava Terim e finì in Polonia

Niccolò Ghinassi
Niccolò Ghinassi Redattore 

Approdato a Firenze a luglio 2000 in prestito dal Parma, Lassissi diviene il primo calciatore africano nella storia del club e, tutto sommato, la sua esperienza non sarà affatto da buttare, anzi. Nella stagione 2000-2001, infatti, raccoglie 14 presenze in campionato con i viola, siglando anche un gol (di testa contro il Perugia, dopo esser subentrato a Torricelli). Ma soprattutto, porta a casa anche un trofeo con i gigliati, l’ultimo vinto dalla Fiorentina, ovvero quella Coppa Italia 2000-2001, dove trova il campo nella finale di ritorno contro il Parma negli ultimi minuti. Peccato che la sua esperienza all’ombra del Cupolone sia macchiata ancora una volta dalle pittoresche vicende extra-campo. Celebre in negativo un suo incidente automobilistico contro un bidone dell’immondizia e, soprattutto, l’aggressione alla vigilessa che aveva tentato di soccorrerlo, vigilessa che poi sporgerà denuncia per tentata aggressione. Anche i racconti degli ex compagni, poi, testimoniano la testa calda e la bizzarria dell’ivoriano, con Lele Adani che negli ultimi anni si è espresso su Saliou così in una diretta su Twitch: “Quando tornava dalla Costa d’Avorio, era sfinito. Non riusciva neanche a completare un giro di campo. Lui mi spiegò che riceveva una montagna di lettere e foto e ogni volta che rientrava nel suo Paese andava con 3-4 ragazze diverse ogni giorno. Poi tornava in Italia e ci metteva un mese a riprendersi”. Ma anche: "Un giorno andò da Terim nello spogliatoio e gli disse: 'Tu sei l'imperatore, ma io a casa mia sono capo tribù. Da oggi voglio giocare sempre, sennò con me finisci male". GUARDA QUI IL VIDEO In effetti, per Terim finì male, ma per quanto concerne la panchina, la quale poi fu in quella stagione affidata a Roberto Mancini. Di Lassissi, invece, i tifosi viola ricordano ancora oggi simpaticamente i cori (affettuosi e politicamente scorretti al medesimo tempo) e il carattere anarchico, che immancabilmente si presenterà anche nelle esperienze successive a quella della Firenze.

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