Larrondo arriva alla Fiorentina, voluto da Pradè (LEGGI QUI), nel gennaio 2013: prestito dal Siena, con diritto di riscatto, maglia n. 18. Nella conferenza stampa di presentazione, poi, da buon argentino, tira fuori nomi pesanti, come quello di Batigol, e parla anche delle brutte vicissitudini vissute nei mesi antecedenti al trasferimento in viola, quelli segnati dal suo patteggiamento, con squalifica di 3 mesi e 20 giorni e 30.000 Euro di multa, per omessa denuncia nell’ambito di una partita sospetta, Novara-Siena dell’1 maggio 2011. Il “Samurai”, dunque, vuole scuotersi di dosso le brutte esperienze, ed a Firenze cerca la redenzione sportiva oltre al salto di qualità che lo porterebbe in nazionale, ma le cose non andranno come sperato. Arrivato come vice-Toni, Larrondo deve guadagnarsi infatti i minuti per convincere gli addetti ai lavori delle sue qualità, con l'attaccante che comincerà a calcare in campo in maglia viola il 3 febbraio 2013 in Fiorentina-Parma: circa 10 minuti per lui dopo aver sostituito proprio Luca Toni. Ed è proprio la forte concorrenza nell’attacco di quella Fiorentina “montelliana” che, però, non darà continuità e fiducia ad un giocatore in cerca di riconoscimento e riscatto (davanti insieme a Toni c’era Jovetic per i gigliati), anche se, sicuramente, il numero 18 ci mette del suo. Incredibile, ad esempio, la rete sbagliata in Fiorentina-Chievo, quando tutto solo ad un metro dalla porta davanti a Puggioni spedisce clamorosamente il pallone a lato. Da lì, in curva qualcuno a mormorare un altro soprannome, ingeneroso sicuramente, ma anche tipicamente frutto dell’inventiva fiorentina: “l’orrendo”. Un ingrato appellativo, non c’è dubbio, anche perché Larrondo in realtà in 7 partite coi viola riesce comunque ad andare a segno due volte: una rete decisiva contro il Chievo (rifacendosi dell’incredibile gol sbagliato nello stesso match), ed un’altra contro l’Atalanta, importante, che consente ai viola di trovare punti importanti a Bergamo che si riveleranno molto utili ai fini della quarta posizione finale in classifica e dell’Europa League. Un bottino, quello del classe ‘88, che fu ritenuto però modesto e insufficiente dalla dirigenza viola, la quale poteva già avvalersi di un parco attaccanti decisamente di spessore. Ed allora, il viaggio all’ombra del Cupolone dell’attaccante da Tunuyán terminò così, con il ritorno al Siena a fine stagione dopo pochi mesi in maglia gigliata.
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