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Che fine ha fatto? Hegazy, la sfinge che gioca in una città che non esiste

Regno d'Egitto, Rinascimento fiorentino e THE LINE. Non è un libro di storia o arte, ma la parabola urbano-calcistica di Ahmed Hegazy
Matteo Torniai Redattore 
Che fine ha fatto? Hegazy, la sfinge che gioca in una città che non esiste- immagine 1

Quando nel gennaio 2012 la Fiorentina annunciò l’arrivo di Ahmed Hegazy, in molti parlarono di un "grande" colpo in prospettiva. Difensore centrale classe 1991, cresciuto nell’Ismaily (società della massima divisione egiziana), Hegazy era già considerato in patria un predestinato. Alto, forte fisicamente, dominante nel gioco aereo, ma sorprendentemente agile e pulito con il pallone tra i piedi: il mix perfetto per il calcio moderno. Tanto pulito e efficace che, prima ancora di atterrare a Firenze, in Egitto lo avevano già ribattezzato “il Nesta d’Egitto” e la stampa italiana (QUI PER LA CURIOSITA'), non si è certo fatta intimorire. Un soprannome pesante sì, ma, al tempo, anche stranamente calzante. Nato per esaltare la sua eleganza difensiva e il senso della posizione, ma, col passare degli anni, è diventato più una croce che un complimento.

Già da giovanissimo si era fatto notare a livello internazionale, affrontando il Brasile di Neymar con la nazionale egiziana e strappando applausi per la personalità mostrata contro avversari di caratura mondiale. Il suo talento non passò inosservato: nel gennaio 2012 arrivò la firma con la Fiorentina grazie ad un’operazione avviata (tempo prima) da Pantaleo Corvino e chiusa da Daniele Pradè.