- Squadra
- Nazionali
- Calciomercato
- Statistiche
- Coppa Italia
- Social
- Comparazione Quote
- Redazione
Impreparata e improvvisata: la società Fiorentina mostra tutti suoi limiti
Il modo in cui la Fiorentina sta gestendo questa emergenza, potrebbe diventare un manuale: "Quello che non dovrebbe mai essere una società di Serie A". La parola chiave è improvvisazione. Ci sono volute 43 ore (di silenzio assoluto) per ufficializzare l'esonero di Stefano Pioli, che sembrava ineluttabile già al fischio finale di Fiorentina-Lecce. Ed è come minimo discutibile che i dirigenti, vista la situazione critica già prima del match di domenica, non avessero già pronta la soluzione alternativa per la panchina. E così dopo 2 giorni di contatti e riflessioni, la Fiorentina sceglie di prendere ancora tempo optando per Galloppa ad interim. Intanto il casting continua, con un orecchio anche all'umore della piazza, come è stato sul fronte D'Aversa, senza che sia chiarissimo chi sarà a scegliere il nuovo tecnico.
Del resto basta dare uno sguardo all'attuale organigramma della Fiorentina, una delle 6-7 società più importanti d'Italia, per rendersi subito conto che mancano figure di spessore, in grado di saper prendere in pugno la situazione. Un problema che si trascina da tempo e che, con l'uscita di Pradè, si è acuito almeno dal punto di vista dell'esperienza dei dirigenti viola a certi livelli.
Il direttore generale, Alessandro Ferrari, come è noto viene dal mondo della comunicazione, ha lavorato a lungo per aziende che niente avevano a che fare col calcio, e solo negli ultimi anni ha iniziato a seguire da vicino la realtà della Fiorentina, peraltro "imparando" da un altro che il mestiere lo stava apprendendo in corsa, ovvero Joe Barone. Adesso invece si ritrova sulle spalle tutto il peso di decisioni importanti.
Il direttore sportivo in pectore è Roberto Goretti, lui sicuramente uomo di calcio con trascorsi a buoni livelli da calciatore, ma che fin qui ha lavorato - in questa veste - solamente in realtà di Serie B e Serie C (Perugia e Reggiana). Non a caso nella Fiorentina era stato preso per lavorare al fianco di un altro dirigente, più esperto. Adesso invece si ritrova in prima fila nella tempesta. Ad aiutarlo dovrebbe essere Raffaele Rubino, da qualche anno nell'area scouting della Fiorentina, adesso in odore di promozione come possibile nuovo direttore tecnico. Un ruolo più operativo, non una novità per lui che ha svolto anche il direttore sportivo in passato, ma in piazze minori come Trapani, Livorno e Juve Stabia tra Serie B e Serie C.
Aggiungiamoci anche Mark Stephan, il CEO viola (ovvero l'amministratore delegato). Un uomo di conti, professionista di lungo corso in ambito finanziario in America, ma completamente esterno al mondo del calcio. Per fare qualche esempio l'AD del Bologna è Fenucci che lavora nel calcio da 15 anni, nell'Atalanta c'è Percassi jr, ex giocatore proprio della Dea, nell'Inter c'è Beppe Marotta (che è anche presidente), nella Roma c'è Alessandro Antonello, che ha lavorato 10 anni all'Inter. Dirigenti con competenza anche sportiva, nella Fiorentina non è così.
Insomma, una struttura societaria improvvisata, chiamata a gestire una delle situazioni più delicate dell'intera storia della Fiorentina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA