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TRA LINDELOF E NICOLUSSI

Più qualità in uscita e più velocità nel possesso. Così Pioli indirizza il mercato

Pioli
Un vulcanico martedì di fine mercato ispira l'imbucata odierna a firma del nostro editorialista: cosa aspettarsi negli ultimi giorni di trattative?
Matteo Magrini

“Non è finita finché non è finita”. Vale nello sport, come diceva e insegnava Yogi Berra, e forse a maggior ragione nel mercato. Con buona pace di Vincenzo Italiano, Igor Tudor (che almeno hanno avuto il coraggio di metterci la faccia e di parlare chiaramente) e con loro di tutti gli allenatori di serie A o di qualsiasi altro campionato. Funziona così, e continuerà a funzionare così fino a quando chi gestisce il calcio non deciderà di farla finita. Che poi, diciamocela tutta: gli allenatori sono i primi a rimetterci (assieme ai tifosi) ma poi non fanno granché per far si che le cose cambino. Diciamo che si adeguano, mettiamola così, e quindi chiedono, pretendono, smontano e rimontano fino all'ultimo momento utile.

Esigenza dietro

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Prendiamo la Fiorentina. Era noto il fatto che Stefano Pioli volesse ancora (almeno) un paio di rinforzi per dar corpo alle proprie ambizioni e, soprattutto, per avere fino in fondo mezzi e uomini per mettere in pratica le proprie idee. Una convinzione che si portava dentro da tutta l'estate e che le prime gare ufficiali non hanno fatto altro che rafforzare. E' questo insomma, per lui come per gli altri tecnici, l'altra faccia della medaglia (quella positiva) di iniziare a giocare le gare serie col mercato ancora aperto. Si fa in tempo ad accorgersi di quello che non funziona, di dettagli da sistemare o (vedi Napoli con Lukaku) si può rimediare a qualche infortunio più o meno grave. Quali sono queste convinzioni? Possiamo “ridurre” tutto ad un concetto: qualità/velocità nel possesso. Perché per giocare un certo tipo di calcio tutti o quasi devono avere idee e piedi da centrocampisti e i viola, là dietro, hanno grossi limiti da questo punto di vista. Due centrali su tre infatti (Comuzzo e Ranieri) sono difensori puri, bravi in marcatura, ma in difficoltà nell'avviare l'azione. Un problema serio, visto che agli avversari basta schermare Pongracic e aggredire Fagioli per bloccare sul nascere qualsiasi velleità.

La posizione di Fagioli

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E così veniamo all'altra questione: Fagioli. L'idea era farne il vero organizzatore di gioco. Un regista puro per intendersi, o giù di lì, andando a cercare sul mercato un giocatore che fosse più offensivo. Più trequartista, che centrocampista. “Un altro Fazzini”, ci dicevamo qualche giorno fa, o un Pellegrini. Le prime uscite però, hanno evidenziato come l'ex Juve sia troppo portatore di palla per compiere quel ruolo. E così, ecco il cambio di strategia: cercare un regista, e spostare Fagioli più avanti. Da mezzala, in caso di 3-5-2, o sulla trequarti in caso di 3-4-1-2 o 3-4-2-1. L'intenzione e lo scopo son molto chiari: avere più fonti di gioco, rendendo quindi più complicato il compito degli allenatori avversari che preparandosi ad affrontare la Fiorentina non potranno più limitarsi a bloccare Pongracic e Fagioli.

Cosa aspettarsi

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Riflessioni queste, che hanno portato al gran movimento di queste ore: l'offerta a Lindelof per la difesa e il ritorno di fiamma per Nicolussi Caviglia. Un centrale esperto, molto bravo tecnicamente ma che porta con sé tanti dubbi legati alla tenuta fisica, e un ragazzo che viene da una grande stagione a Venezia e che, personalmente, vedrei più che volentieri in maglia viola. Così come son contento che si sia deciso di tenere Fortini e (semmai) di sacrificare Parisi (il rinnovo potrebbe/dovrebbe essere funzionale ad un’uscita magari in prestito). A proposito. Pioli è il terzo allenatore che lo boccia e, forse, sarebbe il caso che lui e chi ne invocava il posto fisso negli undici iniziasse a farsi qualche domanda. Nel frattempo, come prevedibile, occhio a quanto succede attorno a Comuzzo. Ci sono gli arabi (sinceramente non penso che Pietro prenderà in considerazione l'offerta dell'Al Hilal, ma non solo. La certezza è che davanti a certe cifre (superiori ai 35 milioni) difficilmente la società può restare indifferente. Per farla cruda e breve: ci sarà da ballare fino alla fine. Che piaccia, o no. Perché il mercato funziona così e forse, alla fine, fa comodo a tutti.