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Palladino e l’illuminazione di Gud, ma adesso il rodaggio è finito

Palladino e l’illuminazione di Gud, ma adesso il rodaggio è finito - immagine 1
Palladino con coraggio ha cambiato la Fiorentina, affidandosi all'uomo della provvidenza. Adesso la sua Fiorentina deve carburare
Enzo Bucchioni Editorialista 

Alla Fiorentina serviva una scossa, un’energia, un qualcosa o un qualcuno che le togliesse i fantasmi dalla testa e la paura di dosso. Quel qualcuno ora è arrivato e si chiama Gudmundsson. Ma era chiaro che nello spogliatoio fosse lui l’Uomo della Provvidenza. Nel mio piccolo, prima della partita, ai microfoni di Radio Bruno l’avevo ampiamente detto e sottolineato, meravigliandomi, ovviamente, di non averlo visto in campo dal primo minuto contro la Lazio. Serviva come il pane, era la manna. Invece Raffaele Palladino che forse è ancora troppo inesperto per “annusare” certe cose, l’aveva tenuto ancora un volta in panchina riproponendo nel primo tempo un’altra delle sue Fiorentina inguardabile. Per fortuna il coraggio e l’intuizione sono arrivati di colpo, nell’intervallo. Con l’acqua alla gola l’allenatore viola s’è finalmente affidato alla Provvidenza Gud più che ai suoi deboli schemi. Il Dio Pallone ama certe storie e certe situazioni.

Era chiaro che un giocatore come Gud, atteso a Firenze da nove mesi, come un parto, portasse con sé qualcosa di diverso, quasi di sovrannaturale. Era la Luce. E la Fiorentina s’è finalmente accesa. La prima vittoria, a naso, di solito aiuta ad acquisire certezze e autostima. Non so ancora se ci siamo, comunque da qui si può ripartire. E sicuramente questa partita ha fatto bene anche a Palladino che ha cominciato a far vedere di essere un allenatore con il coraggio di cambiare e la capacità di gestire una rosa di buon livello senza guardare in faccia nessuno.


Comincia da qui il campionato viola?

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Lo spero vivamente. L’aver capito le difficoltà di Biraghi e di Quarta, averli sostituiti nell’intervallo tenendo in campo un ragazzino come Comuzzo, è un segnale forte. Il cambiamento di modulo, dal 3-4-2-1 o 3-5-1-1, al 4-4-1-1 o 4-2-3-1 a seconda della fase offensiva o difensiva è un altro segnale da prendere al volo. Palladino ha letto la partita, ha visto le difficoltà della difesa a tre allargata e saltata regolarmente dagli esterni della Lazio, ha capito le difficoltà del centrocampo in inferiorità numerica, di Dodò troppo alto per mettersi in moto e Kean troppo isolato. La correzione di alcune posizioni ha consentito una migliore occupazione degli spazi e finalmente la protezione della difesa. Ho visto spesso il 4-4-1-1 con Gudmundsson vicino a Kean, ma anche 4-2-3-1 nello sviluppo e con l’ingresso di Kouamè che ha rimesso Bove in mediana.

Base di (ri)partenza

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È chiaro che Gudmundsson ha dato la scossa, il rigore subito è diventato un’ancora alla quale aggrapparsi, ma finalmente si sono visti aggressività, equilibrio e voglia di vincere. Non dico di aver visto una squadra, ma una base per ripartire. La squadra poi verrà, almeno si spera, con l’utilizzo di tutte le risorse di una rosa che non è male e le soluzioni le offre. In difesa Quarta è un problema e non da oggi, il giovane Comuzzo cresce? Giochi Comuzzo. Biraghi è importante nello spogliatoio, ha carattere e carisma. Può essere utile anche in panchina se Ranieri a sinistra difende meglio e Gosens ha più gamba.

Sulla difesa a tre si potrà tornare quando Pongracic si sarà inserito, quando crescerà la condizione mentale e fisica complessiva. Saper giocare con più moduli è un valore per qualsiasi squadra, saper cambiare a seconda dei momenti e dell’avversario è segno di crescita per l’allenatore. La squadra è tracciata e la Luce Gud che s’è accesa deve continuare a illuminare un percorso che è appena cominciato. Spero che questa vittoria dia qualche sicurezza e qualche certezza in più anche a Palladino che fino all’intervallo della gara con la Lazio ha balbettato troppo. Il rodaggio è finito, con l’Empoli e con il Milan è vietato sbagliare. Segnalo però un campanello d’allarme. Sicuramente una società importante e organizzata come la Fiorentina ha già capito tutto, ma attenzione a mettere Gudmundsson davanti a Kean in ogni occasione mediatica o sul campo.

Ci sono equilibri sottili, Kean sta ritrovando autostima e gol, sta ritrovando se stesso, proprio perché si è sentito centrale nel progetto viola, gli hanno detto che lui è il cuore della Fiorentina e tale deve rimanere. Lo scrivo per mettere le mani avanti e ricordo il proverbio “meglio aver paura che buscarne”, ma la piccola discussione per il secondo rigore e lo sguardo non luminoso di Kean nel post gara, vanno tenuti di conto. E analizzati. Magari mi sbaglio, ma oggi la gestione psicologica di uno spogliatoio conta più di tanti allenamenti. Dell’Empoli e della sua miglior partenza di sempre in campionato riparleremo, gli Azzurri prima della Viola giocano oggi con il Torino in coppa Italia. Vale la pena dargli un’occhiata.

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