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Il commento di Bucchioni

La terza semifinale è in tasca! Fiorentina, ora caccia alla Champions

Palladino copertina
Un turnover massiccio in Conference. La Fiorentina vince ed è sempre più vicina alla terza semifinale consecutiva. Adesso testa al campionato, la corsa Champions è difficile ma aperta
Enzo Bucchioni Editorialista 

La Fiorentina ha vinto e messo le mani sulla terza semifinale consecutiva, tutto il resto conta poco. Dopo tre anni l’abbiamo  ampiamente capito, in questa strana Conference l’obiettivo deve essere uno e uno solo: portare a casa il risultato. Non importa come, in qualunque modo, senza inutili sottigliezze.

Tutto il resto è un contorno difficile da analizzare perché i valori sono troppo diversi e in queste partite ci sono situazioni che incidono sulle prestazioni, dal turn over con la voglia di spendere meno energie possibili pensando al campionato, dalle difficoltà nel trovare la concentrazione per l’avversario non di prima fascia, all’ambiente esterno in genere caldo con stadi piccoli. Non sono giustificazioni, ma prese d’atto di realtà ormai viste e riviste. Queste partite, in genere, le squadre più forti le giocano con un filo di gas e la Fiorentina ha fatto così anche ieri sera: acceleratore al minimo.


Semifinale ad un passo

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E poi per vedere belle partite servono due squadre di buon livello e questo lo sappiamo, siccome il Celje è apparso subito nettamente inferiore sul piano tecnico, la gara non è stata né avvincente, né emozionante, la Fiorentina non ha fatto granché, ma il tutto è bastato. Più o meno come sempre.

Fra un settimana, nel ritorno, con una buona concentrazione e una intensità normale, in casa, la pratica potrà essere risolta in scioltezza con l’orizzonte sul Betis Siviglia. E qui l’avversario, sesto in Liga, sarà di uno spessore diverso, ma ne parleremo.

Il risultato è la cosa migliore della serata unito a un approccio e una gestione più maturi della gara in linea con la crescita dell’ultimo mese e mezzo.

Palladino ha optato ancora un volta per il turn over massiccio con sei cambi rispetto a sabato con il Milan, una scelta non condivisibile, ma comprensibile. Alcune difficoltà nella manovra sono da addebitare a questo, senza esterni di ruolo e l’esperimento (fallito) Moreno al posto di Dodò è stato complicato attaccare sugli esterni, senza alzare il ritmo gli sloveni sono rimasti in partita, ma è bastata una papera del portiere del Celje al primo tiro in porta per far capire che aria tirava. Una buona aria.

Di negativo la gara incolore di Zaniolo, ma non è un centroavanti e questa è un’attenuante non da poco. Non ha fatto niente di speciale neppure Beltran, ma quando il ritmo è basso e il gioco poco fluido non si può chiedere di più. Tre ammonizioni con squalifica per giovedì prossimo (Zaniolo, Moreno e Dodò) potevano essere evitate.

Ecco cosa non mi è piaciuto

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In queste gare simili ad allenamenti succede anche che, come ieri sera, quando arrivano i cambi sul risultato di due a zero, si tenda a far spegnere completamente la partita.

Ecco questo non mi è piaciuto, il calo di concentrazione dell’ultima mezz’ora, il disunirsi, ha rischiato di rimettere in partita gli sloveni. E qui è entrato in ballo ancora una volta De Gea con un paratone finale, spiegatelo ai soliti bischeri, lo dico simpaticamente, che volevano ancora Terracciano.

Comunque serata buona per il risultato e il riposo di alcuni titolarissimi a cominciare da Kean. A questo punto della stagione serve un sano pragmatismo.

La vera Fiorentina servirà domenica con il Parma, l’obiettivo Champions è difficile, ma ancora vivo e possibile, alcuni scontri diretti possono avvantaggiare. C’è da sfatare un trend che ha condizionato tutta la stagione, vorrei vedere una viola finalmente grande anche con le piccole. Ora o mai più.

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