La conferenza stampa di Daniele Pradè lascia tanti spunti interessanti. Al direttore si può imputare tutto, ma quando c'è da rispondere alle domande - anche scomode - non si tira indietro e questo gli va riconosciuto. Personalmente gli riconosco pure di aver fatto un buon lavoro in questa sessione di mercato, così come in quella dell'estate 2024 (decisamente meno in altri casi), ma questo è un altro discorso. E i veri giudizi li darà il campo.

IL METRONOMO
Da Berardi a Gosens: la Fiorentina riscrive le sue “regole” di mercato
L'offerta per Gosens rifiutata
—Vorrei soffermarmi sulla risposta data a proposito di Gosens, richiesto dall'Atalanta nelle scorse settimane: "Abbiamo rifiutato un'offerta irrinunciabile per un giocatore di più di 30 anni". Una notizia non nuova in assoluto, perchè ne aveva parlato anche il calciatore tedesco. Quello che mi ha fatto riflettere è il riferimento all'età: la Fiorentina è consapevole che difficilmente potrà rivendere Gosens così bene (circa 15 milioni, il doppio di quanto è stato pagato) in futuro eppure ha dato priorità all'aspetto tecnico.
La "legge" Berardi
—Vi ricordate come fu spiegata, ormai 4 anni fa, la scelta di non affondare su Domenico Berardi? La Fiorentina fece capire che non si riteneva utile investire su un giocatore di 27 anni perchè difficilmente rivendibile. Eppure si parlava di un giocatore che poteva garantire gol e assist per diverse stagioni, facendo fare un salto di qualità alla Fiorentina. Pazienza. Come dire: la (potenziale) plusvalenza era il primo requisito per un colpo di un certo livello, prima ancora di quello sportivo.
Oltre le plusvalenze c'è di più
—Oggi le cose sembrano cambiate: la Fiorentina ha investito sul mercato come mai in precedenza (60 milioni di passivo), sta alzando gli stipendi e cerca di fare operazioni funzionali guardando in primis l'aspetto tecnico. Non solo Gosens, pensiamo agli investimenti importanti fatti (circa 30 milioni complessivi) sul 27enne Pongracic l'anno scorso e sul 28enne Gudmundsson quest'anno. Giocatori pronti subito che possano essere utili alla causa, anche con il "rischio" di non poterli rivendere al top della loro carriera. Questo non significa che le plusvalenze non siano più importanti - nessun club italiano può ignorare gli equilibri di bilancio - ma forse Commisso e la società hanno capito che i risultati sportivi devono essere il vero target, non solo per far felici i tifosi ma anche per generare altri introiti, talvolta superiori alle stesse plusvalenze.
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